I Martiri della guerra civile spagnola

Alfonso Carrasco Rouco

Facoltà di Teologia "San Dámaso"

Madrid

 

La storia precedente alla guerra civile spagnola, in particolare gli avvenimenti della rivoluzione del 1934 e l’inizio, fin dai primi giorni di guerra civile, di una sistematica distruzione della Chiesa, nelle persone che la rappresentavano e nelle forme attraverso le quali dimostrava la sua presenza pubblica (dal patrimonio artistico fino alle opere sociali e di carità), hanno permesso di giungere alla conclusione che, a quei tempi, esistevano dei programmi "politici" che avevano il fine ultimo di far sparire la Chiesa dalla nuova società spagnola.

Il primo anno di quella guerra scoppiata nel luglio del 1936 si trasformò quindi in un periodo di fortissima persecuzione, il cui scopo principale era uccidere tutte quelle persone che costituivano il sostegno della Chiesa: in primo luogo il clero. Tuttavia, nel corso di tali persecuzioni trovarono la morte anche moltissimi religiosi e fedeli laici; in particolare coloro che facevano parte di associazioni o di attività apostoliche cattoliche.

Tali eventi ebbero luogo in un ambiente traboccante di odio e di propaganda, tuttavia si poté spesso percepire la spietatezza della decisione di uccidere qualcuno solo perché era "un prete", soprattutto se era apprezzato e benvoluto dal popolo.

Non si conoscono con esattezza le cifre globali delle vittime dell’odium fidei nel corso della guerra civile spagnola, e ciò è dovuto soprattutto alla difficoltà di accertare i casi di moltissimi fedeli laici. D’altra parte, è difficile stabilire con precisione anche le morti per cause di altro genere, per motivi politici o personali. Tuttavia, è possibile conoscere le cifre concernenti il clero ed i religiosi: ci furono almeno 4184 omicidi fra le file del clero secolare, compresi i seminaristi; dodici vescovi ed un amministratore apostolico; 2365 religiosi e 283 religiose. Per fare alcuni esempi; nella diocesi di Barbastro, di 140 sacerdoti ne rimasero solo 17; a Madrid morì il 30% del clero; a Toledo il 48%. A Valencia 2300 luoghi di culto furono totalmente o parzialmente distrutti; a Barcellona tutti, tranne dieci, subirono danneggiamenti, e così via.

I processi per il riconoscimento ufficiale di questi martiri della Chiesa in Spagna stanno seguendo il loro corso. Tuttavia, la loro presenza e la loro testimonianza ha posto le basi per la rinascita della Chiesa dopo la guerra, avvicinando l’intera società spagnola alla grazia della riconciliazione, poiché questa testimonianza descrive chiaramente il dramma vissuto nella Spagna di allora.

Moltissima gente soffrì e morì dedicando le sue ultime parole a Cristo Re, l’unico vero Signore; in contrapposizione alle pretese delle ideologie e dei poteri politici totalitari allora presenti in Europa che, in Spagna, sotto forma di movimenti comunisti o anarchici, pretesero di sottomettere le coscienze e renderle blasfeme, esigendo di rinnegare Gesù Cristo.

Altri dedicarono le loro ultime parole alla misericordia ed al perdono, a imitazione dell’esempio dato da Gesù Cristo sulla croce e già seguito dal primo martire: Santo Stefano. Molti testimoniarono fino alla fine l’amore per la propria vocazione e per la Chiesa: senza abbandonare la propria missione, rimanendo accanto ai propri fratelli in pericolo e salutandoli con fede e con la ferma speranza di incontrarsi di nuovo nella vera vita nel regno dei cieli.

Attraverso tutto ciò, offrirono la testimonianza più grande dell’amore verso il Signore; evidenziando la grandezza della sua grazia, che trionfava sulla debolezza umana, e la profondità delle radici della propria fede, che riuscì così a fiorire sotto la persecuzione e che confortò e sostenne le fede di molti altri.

In questo modo, diedero anche una decisiva testimonianza d’amore ai fratelli, agli amici e ai nemici. Il loro martirio divenne così una luce disperatamente necessaria affinché la Chiesa, e con essa tutta la società spagnola, trovasse in mezzo a tanta oscurità il cammino verso la riconciliazione e la pace.

Questa moltitudine di martiri costituisce a tutt’oggi motivo di grande contentezza per la Chiesa spagnola, nonché di ringraziamento al Signore che salva i semplici e gli umili, elevandoli dalla loro condizione; che fa innalzare alla gloria più grande l’invalido, il sofferente, l’assassinato, unendolo a Lui tesso. La pietra scartata dai costruttori si è così trasformata nella pietra angolare per l’edificazione della vera città degli uomini: la Gerusalemme che viene dall’alto, luogo di libertà e di vita vittoriosa sulla morte.