Il sangue dei martiri, seme dei cristiani
Prof. Antonio Miralles, 28 maggio 2004
Questo titolo è preso quasi alla lettera da Tertulliano, il quale scriveva nell’anno 197: "Il sangue [dei martiri] è semente dei cristiani". La stessa idea si trova già, a metà del II secolo, nel discorso di autore sconosciuto al pagano Diogneto: "Non vedi [i cristiani] che gettati alle fiere perché rinneghino il Signore, non si lasciano vincere? Non vedi, quanto più sono puniti, tanto più crescono altri?" (7, 7-8). E contemporaneo a Tertulliano è Ippolito Romano che, durante la persecuzione di Settimio Severo, scriveva che un gran numero di uomini, attratti alla fede per mezzo dei martiri, diventavano anche loro martiri di Dio (cfr. Commentario a Daniele, II, 38).
Questa convinzione di fede dei primi cristiani era ben fondata, perché Gesù, riferendosi alla sua morte redentrice, dice: "Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto" (Gv 12, 24). E i martiri non hanno fatto altro che percorrere la strada aperta da Gesù, che di sé dice: "Io sono la via, la verità e la vita" (Gv 14, 6).
Al martire è un guadagno la perdita della vita a causa della testimonianza a Gesù. Guadagna la vita eterna. Ma è anche un gran guadagno per la Chiesa, che ne riceve dei nuovi figli, spinti alla conversione dall’esempio del martire, e vede rinnovarsi i figli che ha già da tempo. Giovanni Paolo II se ne mostrava ben convinto, quando nell’anno del Gran Giubileo nel suo discorso al Colosseo nella commemorazione dei martiri del XX secolo diceva: "Resti viva, nel secolo e nel millennio appena avviati, la memoria di questi nostri fratelli e sorelle. Anzi, cresca! Sia trasmessa di generazione in generazione, perché da essa germini un profondo rinnovamento cristiano!" (Insegnamenti, 23/1, 776).
Per meglio capire come la morte dei martiri è seme dei cristiani, giova ricordare che nella parabola della semente "il seme è la parola di Dio", non solo le sue parole rivelate, ma più ancora la Parola, con la maiuscola, il Figlio che il Padre ha mandato e che lo Spirito Santo fa germinare nel cuore del cristiano identificandolo a Cristo. Infatti il martire nella sua morte testimoniale è identificato a Cristo. Ma anche lo Spirito agisce nei cuori di coloro che accolgono la testimonianza del martire, la quale diventa specialmente eloquente. Come si recita nel prefazio dei santi martiri: "hanno testimoniato con il sangue i tuoi prodigi".
Il martire ci aiuta a scoprire il gran valore della testimonianza resa a Cristo donando completamente la vita. È una donazione che può essere chiesta ad alcuni in un momento; ma che a tutti ci viene chiesta giorno per giorno, ora per ora. Come diceva sant’Ambrogio, riferendosi al suo tempo in cui erano finite le persecuzioni esterne: "Quanti oggi sono in segreto martiri di Cristo e rendono testimonianza al Signore Gesù!" (Commento sul salmo 118).