L’Eucaristia e l’unita' dei cristiani

Prof. Alfonso Carrasco Rouco

Facoltà di Teologia "San Dámaso"

Madrid

 

Il sacramento dell’Eucaristia è stato istituito da Nostro Signore nell’Ultima Cena per attribuire la sua forma definitiva all’unità dei suoi discepoli con Lui, offrendo loro una partecipazione alla sua umanità, al suo Corpo e al suo Sangue, che oltrepassa le capacità dell’amore e della comprensione umane. Il Signore Gesù portò a termine, nella Croce e nella risurrezione, questo mistero di comunione con gli uomini, prefigurato nell’Ultima Cena, rendendo possibile, attraverso il dono del suo Spirito, che tutte le generazioni potessero celebrare questo sacramento e, per Lui, con Lui e in Lui, rendere gloria al Padre uniti in un solo Corpo.

In questa maniera, sin dall’inizio e per sempre, donando Se stesso nei doni eucaristici, il Signore conduce i suoi discepoli alla fede piena, consente loro l’intima unione con la sua Persona e la partecipazione alla sua missione, compiuta nella sua oblazione pasquale.

Per questo motivo, non sarà mai possibile separare l’Eucaristia dal Vangelo: l’ascolto della Parola di Dio non raggiunge le sue dimensioni autentiche senza l’accoglienza della sua Incarnazione, della comunicazione di se stesso che Gesù offre gratuitamente nel dono del suo Corpo e del suo Sangue e, allo stesso modo, l’Eucaristia risulta vera e legittima soltanto come presenza e celebrazione dell’unico Signore che si consegnò sulla croce, come sacramento dell’unica comunione fondata da Cristo con i suoi, come espressione dell’unico Vangelo predicato dagli apostoli.

In tal modo, l’Eucaristia è l’espressione sacramentale suprema della fede in Gesù Cristo, dell’unità dei fedeli nella verità dell’unico Vangelo, unità visibile, fondata sull’iniziativa e sul dono da parte di Cristo di se stesso e del proprio Spirito, al cui servizio inviò gli apostoli come pastori.

Al contrario, la celebrazione eucaristica cesserebbe di essere fonte e culmine dell’unità dei cristiani se in essa si separasse il sacramento della fede; vale a dire, se non venisse recepita come il dono sostanziale di sé realizzato e offerto da Cristo ai suoi e per sempre, oppure se la si comprendesse come qualcosa di estraneo all’unica comunione con i discepoli generata da Cristo, affidata a Pietro e sempre permanente nella storia tramite l’opera del suo Spirito.

Una celebrazione che non significasse la piena confessione della propria fede non sarebbe segno di accoglienza credente e rispettosa del mistero eucaristico, dell’unità per la quale Cristo si donò e che il sacramento esprime e rende presente; al contrario, renderebbe manifesta la pretesa di realizzare la comunione su una base differente dalla fede comune nell’opera e nella presenza del Signore e, pertanto, la ostacolerebbe.

Una simile "intercomunione" esprimerebbe forse i buoni desideri dei partecipanti, ma non la fede e la speranza comune nel dono dell’Eucaristia, come segno e strumento di unità dei cristiani nell’unico Corpo e nell’unico Spirito del Signore.

Al contrario, l’accoglienza credente del mistero dell’Eucaristia, la sua salvaguardia gelosa come espressione del cuore stesso della propria fede, il desiderio di viverla e celebrarla in tutta la verità del Vangelo trasmesso dagli apostoli, sarà senza dubbio sempre la via sicura per la crescita dei cristiani nell’unità.

Lo Spirito Santo, infatti, non si rifiuta di servirsi di quei doni che provengono da Cristo e appartengono alla sua Chiesa, spronando così i cristiani verso l’unità cattolica.