L’Istruzione Redemptionis Sacramentum

-un aiuto particolare per il ministero sacerdotale

 

Prof. Silvio Cajiao, S.I.

Bogotá 25 de febrero de 2005

"Questa Istruzione, redatta, per disposizione del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti d’intesa con la Congregazione per la Dottrina della Fede, è stata approvata dallo stesso Pontefice il 19 marzo 2004, [...] il quale ne ha disposto la pubblicazione [25-03-2004] e l’immediata osservanza da parte di tutti coloro a cui spetta." (No. 186)

Por tanto esta Instrucción ha de ser vista no solo como recomendaciones sino como ella misma lo indica con carácter de obligatoriedad y por consiguiente quien no la observe se verá sometido a las penas que el derecho de la Iglesia considera para cada caso y según sean graviora delicta o "actos graves" se le impondrán las penas correspondientes por los abusos cometidos.

Esto que aparentemente puede verse como algo que recorta la iniciativa y creatividad, sin embargo ha de ser considerado precisamente como la conservación de un tesoro en su integridad dado que se refiere a la celebración de la Eucaristía y del culto tributado a la misma y que en una comunidad que sobrepasa los mil millones de fieles en el mundo ha de tener unos referentes básicos para que la diversidad de iniciativas espontáneas y mal interpretadas adaptaciones culturales no terminen por desfigurar el verdadero sentido de lo que la Iglesia universal celebra en este grandioso sacramento: la perenne actualización de la acción salvadora del Señor Jesús en su vida, pasión, crucifixión, muerte y resurrección. (Cfr. No. 40)

La estructura del documento nos deja ver que la liturgia eucarística ha de tener un referente jerárquico como se observa en particular en los capítulos primero y segundo así en el capítulo I: La regolamentazione della sacra Liturgia [14-18] 1. Il Vescovo diocesano, grande Sacerdote del suo gregge [19-25] 2. Le Conferenze dei Vescovi [26-28] 3. I Sacerdoti [29-33] 4. I Diaconi [34-35] e il Capitolo II La partecipazione dei fedeli laici alla celebrazione dell’Eucaristia1. Una partecipazione attiva e consapevole [36-42] 2. I compiti dei fedeli laici nella celebrazione della Messa [43-47]. Los capítulos III al VII están orientados a mostrar la correcta celebración del sacramento de la Eucaristía, la Comunión eucarística, otros aspectos que se refieren a la Eucaristía, la reserva de la misma y el culto que se le tributa fuera de la misa y los ministerios extraordinarios de los fieles laicos. El último capítulo, el VIII, indica "los remedios" que se han de colocar para corregir los abusos.

El "Proemio" del documento de manera muy sintética, pero no menos solemne, nos recuerda que: "Nella Santissima Eucaristia la Madre Chiesa riconosce con ferma fede, accoglie con gioia, celebra e venera con atteggiamento adorante il sacramento della Redenzione, annunciando la morte di Cristo Gesù, proclamando la sua resurrezione, nell’attesa della sua venuta nella gloria, come Signore e Dominatore invincibile, Sacerdote eterno e Re dell’universo, per offrire alla maestà infinita del Padre onnipotente il regno di verità e di vita." (No.1) Y en el No. 2 recuerda que la Iglesia tiene una elaboración magisterial y teológica de siglos sobre este sacramento "in cui è contenuto l’intero bene spirituale della Chiesa, ovvero Cristo stesso, nostra Pasqua, fonte e culmine di tutta la vita cristiana, il cui influsso causale è alle origini stesse della Chiesa" recordándonos la doctrina reciente del Vaticano II en su Constitución Lumen Gentium en el No. 21 y remitiéndonos a la reciente Carta Encíclica de Juan Pablo II Ecclesia de Eucharistía en donde ha "nuovamente esposto sul medesimo argomento alcuni aspetti di grande importanza per il contesto ecclesiale della nostra epoca." (No. 2) De aquí que lo que se expone en este documento "va, pertanto, letto in continuità con la citata Lettera Enciclica Ecclesia de Eucharistia" (No.2).

Y en el párrafo siguiente nos muestra que "non si ha l’intenzione di offrire in essa l’insieme delle norme relative alla Santissima Eucaristia, quanto piuttosto di riprendere con tale Istruzione alcuni elementi, che risultano tuttora validi nella normativa già esposta e stabilita, per rafforzare il senso profondo delle norme liturgiche, e indicarne altri che spieghino e completino i precedenti, illustrandoli ai Vescovi, ma anche ai Sacerdoti, ai Diaconi e a tutti i fedeli laici, affinché ciascuno li metta in pratica secondo il proprio ufficio e le proprie possibilità." (No. 2)

Se nos pide que se asuma con el sentido de integridad la celebración de tan gran misterio puesto que "Una osservanza puramente esteriore delle norme, come è evidente, contrasterebbe con l’essenza della sacra Liturgia, nella quale Cristo Signore vuole radunare la sua Chiesa perché sia con lui "un solo corpo e un solo spirito". L’atto esterno deve essere, pertanto, illuminato dalla fede e dalla carità che ci uniscono a Cristo e gli uni agli altri e generano l’amore per i poveri e gli afflitti. Le parole e i riti della Liturgia sono, inoltre, espressione fedele maturata nei secoli dei sentimenti di Cristo e ci insegnano a sentire come lui conformando a quelle parole la nostra mente, eleviamo al Signore i nostri cuori." (No.5)

"Non si possono, pertanto, passare sotto silenzio gli abusi, anche della massima gravità, contro la natura della Liturgia e dei sacramenti, nonché contro la tradizione e l’autorità della Chiesa, che non di rado ai nostri giorni in diversi ambiti ecclesiali compromettono le celebrazioni liturgiche. In alcuni luoghi gli abusi commessi in materia liturgica sono all’ordine del giorno, il che ovviamente non può essere ammesso e deve cessare." (No.4)

"Gli abusi non di rado si radicano in un falso concetto di libertà. Dio, però, ci concede in Cristo non quella illusoria libertà in base alla quale facciamo tutto ciò che vogliamo, ma la libertà, per mezzo della quale possiamo fare ciò che è degno e giusto. Ciò vale invero non soltanto per quei precetti derivati direttamente da Dio, ma anche, considerando convenientemente l’indole di ciascuna norma, per le leggi promulgate dalla Chiesa." (No. 7)

El ordenamiento de la liturgia es de competencia exclusiva de la autoridad eclesiástica y esta reside en la Sede Apostólica y cuando el derecho lo determine en el Obispo. (Cfr. No. 14). Corresponde a la Congregación para el Culto divino y la Disciplina de los Sacramentos fomentar y tutelar la digna y correcta celebración de los sacramentos y dar la normativa para que sea válida y lícita su celebración, igualmente "esercita attenta vigilanza perché siano osservate esattamente le disposizioni liturgiche, se ne prevengano gli abusi e, laddove essi siano scoperti, vengano eliminati." (No. 17) Lo doctrinal en dichos sacramentos lo tutela la Congregación para la Doctrina de la Fe. Los fieles tienen el derecho a que esto esté establecido de esta manera para que ninguno llegue a considerar la liturgia como "proprietà privata di qualcuno, né del celebrante né della comunità nella quale si celebrano i Misteri". (No. 18)

El Obispo diocesano es el moderador y custodio de toda la vida litúrgica de la comunidad que le ha sido confiada ya que está revestido de la plenitud del sacramento del orden él "è l’"economo della grazia del supremo sacerdozio" specialmente nell’Eucaristia" (No. 19) Tuttavia, il Vescovo vigili sempre che non venga meno quella libertà, che è prevista dalle norme dei libri liturgici, di adattare, in modo intelligente, la celebrazione sia all’edificio sacro sia al gruppo dei fedeli sia alle circostanze pastorali, cosicché l’intero rito sacro sia effettivamente rispondente alla sensibilità delle persone" (No. 21). De aquí que a él sea a quien corresponde "regolamentare, dirigere, spronare, talvolta anche riprendere" (No. 22) para que todo el cuerpo de es porción de la Iglesia progrese en la unidad de la caridad en un mismo espíritu. El debe vigilar para que las diversas comisiones, consejos o comités litúrgicos estén integrados por personas que se someten a sus directrices y al mismo tiempo sean personas que estén capacitadas en teología y aspectos culturales. (Cfr. No. 25)

Las Conferencias episcopales, donde sea posible y siguiendo la insinuación del Vaticano II, han de instituir las "Comisiones litúrgicas" las que han de estar integradas únicamente por obispos. Si esto no fuere posible se han de nombrar peritos presididos siempre por un obispo y han de llevar otro nombre diverso al de Comisión litúrgica. En el año 1970 la Santa Sede notificó la interrupción de todos los experimentos sobre celebración de la Misa y volvió a recordarlo en el año 1988, "pertanto, i singoli Vescovi e le loro Conferenze non hanno alcuna facoltà di permettere gli esperimenti riguardo ai testi e ad altro che non sia prescritto nei libri liturgici. Per poter praticare in avvenire tali esperimenti è necessario il permesso della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, dato per iscritto e richiesto dalle Conferenze dei Vescovi. Esso, tuttavia, non verrà concesso se non per grave causa. Quanto alle iniziative di inculturazione in materia liturgica, si osservino rigorosamente e integralmente le norme specificamente stabilite." (No. 27) De igual forma todas las normas litúrgicas que establezcan las Conferencias episcopales han de estar asumidas por la recognitio de la Congregación para el culto Divino y la Disciplina de los Sacramentos para que tengan validez. (Cfr. No. 28)

Los presbíteros constituyen con su Obispo y pastor un único presbiterio y le representan ante las comunidades a ellos confiadas, no obstante su trabajo ha de tener la visión y servicio universal de toda la Iglesia. Precisamente "nella celebrazione eucaristica soprattutto i Sacerdoti, ai quali compete di presiederla in persona Christi, [assicurano...] una testimonianza e un servizio di comunione non solo alla comunità che direttamente partecipa alla celebrazione, ma anche alla Chiesa universale, che è sempre chiamata in causa dall’Eucaristia.". (No. 30) Han de velar con entereza para que ni ellos mismos, ni los fieles a ellos confiados, se desvíen de la observancia de lo establecido por la Iglesia sino que se han de esforzar para que la Eucaristía sea el centro de la comunidad parroquial se alimenten de sus sacramentos particularmente de la Eucaristía y la reconciliación, les inviten a la oración, inclusive en el seno de sus familias, vigilando para que no se introduzcan abusos en las prácticas litúrgicas. No deben delegar en persona de los diáconos ni de los laicos las funciones que están prescritas con exclusividad a ellos. (Cfr. Nos. 31 y 32)

"I Diaconi, "ai quali sono imposte le mani non per il sacerdozio, ma per il servizio" han de ejercer esta colaboración hacia el Obispo y los presbíteros "nel ministero della parola, dell’altare e della carità". (No. 34)

Los fieles laicos participan desde su consagración bautismal con pleno derecho en la celebración de los sacramentos, en particular de la Eucaristía pues si bien "Il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale o gerarchico, quantunque differiscano essenzialmente e non solo di grado, sono tuttavia ordinati l’uno all’altro, poiché l’uno e l’altro, ognuno a suo modo, partecipano dell’unico sacerdozio di Cristo". (No. 36). Ellos han de ser permanentemente invitados a que vean en la celebración eucarística no solo su naturaleza convival sino también, y sobre todo, su condición de sacrificio y a partir de este aspecto una clave de plena participación en el misterio pascual de Jesucristo.

Se ha de velar para que la múltiple y rica participación de los fieles esté en marcada por una "appropriata libertà di adattamento fondata sul principio che ogni celebrazione risponda alle necessità, alla capacità, alla preparazione dell’animo e all’indole dei partecipanti, secondo le facoltà stabilite dalle norme liturgiche."[...]"Va, tuttavia, ricordato che l’efficacia delle azioni liturgiche non sta nella continua modifica dei riti, ma nell’approfondimento della parola di Dio e del mistero celebrato." (No. 39)

Se ha de corregir la idea de que en la celebración todos han de ejercer una función o mal llamado "ministerio" pues es la unión desde la fe con el misterio que nos trasciende la que nos incorpora al cuerpo de Cristo y de hecho se establece ya una participación con la presencia, las respuestas, las posturas, la participación comensal. Es necesario por tanto mostrar que la "concelebración" tiene diversa significación en el término por la participación del sacerdocio y del laico ya que por el contrario "l’Eucaristia celebrata dai Sacerdoti è un dono "che supera radicalmente il potere dell’assemblea […]. La comunità che si riunisce per la celebrazione dell’Eucaristia necessita assolutamente di un Sacerdote ordinato che la presieda per poter essere veramente assemblea eucaristica. D’altra parte, la comunità non è in grado di darsi da sola il ministro ordinato". (No. 42) Por tanto se ha de emplear con cautela la expresión "comunidad celebrante" o "asamblea celebrante".

Evítese la "clericalización" de los laicos al asignarles funciones que no les corresponden en la liturgia, pero invíteseles a participara voluntaria, consciente, y responsablemente como testimonio también de vida cristiana ante la comunidad, de aquellas acciones litúrgicas en las que pueden colaborar como las lecturas, el servicio al altar o de acólitos, la recepción de los fieles, la presentación de ofrendas al celebrante, los cantos, etc. (Cfr. Nos. 43-47)

Del capítulo III en adelante se habla en el documento de realidades más puntuales volviendo a recordar lo que está determinado como disciplina obligatoria y que viene incluido bien en el Missale Romanum, o en las múltiples normativas que la Congregación para el Culto Divino ha promulgado en consonancia con el Vaticano II y con lo que los Sumos Pontífices han prescrito.

Así viene mandado que el pan sea ázimo, fresco, de solo trigo, o bien si es mezclado que no sobrepase la mezcla la substancia original. Evítese el fraccionamiento innecesario de las hostias de aquí la no exclusión de las pequeñas. El vino ha de ser de uva evitando que se avinagre y su dudosa procedencia en cuanto a mezclas indebidas.

Solo están autorizadas las Plegarias Eucarísticas del Misal Romano, que ha de ser proclamada en su totalidad únicamente por el sacerdote y se han de silenciar en ese momento los cantos y acompañamientos instrumentales, salvo las aclamaciones de los fieles. No se omita la mención del Papa y Obispo del lugar mostrando así la comunión eclesial y su unidad.

Se ha de preparar cuidadosamente la celebración en todas sus partes, textos, selección de cantos, evitando que la celebración de la palabra esté separada por tiempo y lugar de la Plegaria Eucarística. No se ha de suplantar la Palabra de Dios por otros textos no autorizados. Tampoco un laico proclamará el Evangelio, ni en la Misa ni en otros casos a no ser que las normas lo indiquen explícitamente (Cfr. No. 63) La homilía está reservada exclusivamente al presbítero celebrante u otro que le acompañe o según las circunstancias un diácono, o un obispo o sacerdote no celebrante. Se deroga según lo prescrito en el canon 767 § 1 cualquier norma precedente que permitiera la predicación de un laico aún en fuerza de la costumbre.

La homilía ha de ser cuidadosamente preparada, centrada sobre el misterio de salvación cristiano que se despliega a lo largo del año litúrgico, conjugando la riqueza de la Palabra de Dios con los textos litúrgicos y las normas de la fe y de la moral. Se cae de su peso que toda interpretación de la Escritura ha de conducir al creyente a Cristo como el eje de la economía de la salvación pero todo esto es necesario contextualizarlo en referencia a la vida, evitando sí que las referencias socio-políticas terminen por ser únicamente el contenido de la predicación, o la argumentación de tipo profano, o inclusive la inclusión de nociones provenientes de movimientos pseudo religiosos. (Cfr. No. 67)

Se excluye el que coincida con la celebración Eucarística la celebración del el ritual de la Reconciliación, pero si se podrá por razones pastorales válidas la confesión simultánea por parte de otros sacerdotes durante la Eucaristía

Ha de evitarse cualquier confusión de la Eucarística con una cena común, de aquí que se evite celebrar en las mesas de comedores, a no ser por grave necesidad (Cfr. No. 77) o se una a contextos de celebración de banquetes, a no ser que ambas celebraciones estén distanciadas por un espacio prudencial de tiempo. Exclúyase todo tipo de alimentos presente en la celebración de la Misa y evítese el que los fieles se sienten alrededor de la mesa. De igual manera no se vincula la celebración Eucarística a actos políticos o mundanos evitando su celebración como una ostentación. Serán juzgados con gran severidad el introducir ritos de otras religiones en la celebración de la Misa.

Estimúlese la participación frecuente, fructuosa y decorosa de los fieles a la santa comunión recordándoles que "La consuetudine della Chiesa afferma, inoltre, la necessità che ognuno esamini molto a fondo se stesso, (Cfr. 1Cor 11,28) affinché chi sia conscio di essere in peccato grave non celebri la Messa né comunichi al Corpo del Signore senza avere premesso la confessione sacramentale, a meno che non vi sia una ragione grave e manchi l’opportunità di confessarsi; nel qual caso si ricordi che è tenuto a porre un atto di contrizione perfetta, che include il proposito di confessarsi quanto prima." (No. 81)

A todo aquel que según el derecho le esté permitido recibir la comunión no se le ha de negar solo por el hecho de quererla recibir de pie, o arrodillado, o en la mano si así lo ha prescrito la Conferencia Episcopal, salvo el caso que esta se esté dando bajo las dos especies por intinción (Cfr. Nos. 91,92).Pueden los fieles participar por segunda vez de la comunión en una segunda Eucaristía salvo lo que prescribe el canon 921 §21."Non è consentito ai fedeli di "prendere da sé e tanto meno passarsi tra loro di mano in mano" la sacra ostia o il sacro calice. In merito, inoltre, va rimosso l’abuso che gli sposi durante la Messa nuziale si distribuiscano in modo reciproco la santa Comunione." (No. 94) Se tenga un gran respeto y cuidado con la manipulación del sanguis, tanto por la cantidad que se consagra para distribuir la comunión, como por su traslado. (Cfr. Nos. 101, 102, 104, 106)

Se reprueba la costumbre de distribuir hostias no consagradas antes o durante la Misa u otro tipo de comestibles generando confusión entre los fieles. En los lugares donde existe la costumbre de bendecir el pan hágase después de la celebración con un tiempo prudente de diferencia. (Cfr. No. 96)

Para concluir el Capítulo VIII en el No. 170 indica que: "Al fine di porre rimedio a tali abusi, ciò "che in sommo grado urge è la formazione biblica e liturgica del popolo di Dio, dei pastori e dei fedeli", di modo che la fede e la disciplina della Chiesa in merito alla sacra Liturgia siano correttamente presentate e comprese. Se tuttavia gli abusi persistono, occorrerà procedere, a norma del diritto, a tutela del patrimonio spirituale e dei diritti della Chiesa, facendo ricorso a tutti i mezzi legittimi."