Il diritto nativo della Chiesa di predicare il Vangelo (cfr. CIC can. 747,1)

 

Il diritto innato che possiede la Chiesa di annunciare il Vangelo le viene, per il credente, dal mandato stesso del Signore, che invia i suoi discepoli con autorità a comunicare questo annuncio di salvezza: “Mi è stato dato ogni potere nel cielo e sulla terra. Andate dunque e predicate a tutte le genti...." (Mt. 28, 18-20).

 

Dalla prospettiva filosofico-umanistica diventa necessaria l'analisi antropologica della struttura trascendentale dell'essere umano, che include la sua proiezione verso il trascendente e, pertanto, l'esperienza innata che ha l'uomo di Dio e che si esprime in formule religiose. Questo rende possibile altresì, in un'altra prospettiva, che noi esseri umani abbiamo il diritto di vivere e comunicare questa esperienza. Troviamo la sintesi di questa realtà nella Dichiarazione "Dignitatis humanae" sulla libertà religiosa al n. 3: "Infatti l'esercizio della religione, per sua stessa natura, consiste anzitutto in atti interni volontari e liberi, con i quali l'essere umano si dirige immediatamente verso Dio: e tali atti da un'autorità meramente umana non possono essere né comandati, né proibiti. Però la stessa natura sociale dell'essere umano esige che egli esprima esternamente gli atti interni di religione, comunichi con altri in materia religiosa e professi la propria religione in modo comunitario."

 

Nell’ottica della modernità che enfatizza la libertà dell'individuo nei confronti della struttura dello Stato e il diritto alla libera espressione delle sue credenze, troviamo nella Dichiarazione dei Diritti umani delle Nazioni Unite una formulazione che vincola le nazioni che l’hanno sottoscritta. In effetti nel prologo si dice che occorre postulare un ordinamento in cui si riconoscano i diritti umani "come l'aspirazione più elevata dell'uomo, l’avvento di un mondo in cui gli esseri umani, liberati della paura e della miseria, godano della libertà di parola e della libertà di credere", e nell'Art. 18: "ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; questo diritto include la libertà di cambiare religione o credenza, così come la libertà di manifestare la propria religione o la propria credenza, individualmente e collettivamente, tanto in pubblico come in privato, attraverso l'insegnamento, la pratica, il culto e l'osservanza." Si vedano anche gli articoli 19 e 20 i quali, sebbene non trattino il tema religioso direttamente, tuttavia parlano della libera associazione ed espressione di opinione.

 

Anche se non esistessero questi punti di riferimento, la Chiesa si sentirebbe spinta a comunicare all'uomo di oggi la Buona Novella di Gesù Cristo attraverso i moderni mezzi di informazione e comunicazione, così come sta facendo e continuerà a fare, con la grazia dello stesso Signore, perché tradirebbe la sua identità se abbandonasse la sua missione.