La creazione dei figli adottivi del Dio eletto nel suo Figlio unigenito
Prof. Rodney Moss - Johannesburg
Secondo il primo capitolo della Genesi, le persone sono state create ad immagine e somiglianza di Dio. In quanto tali, sono chiamate a riflettere la bontà e l’amore di Dio in tutto ciò che pensano, dicono e fanno, nel loro stesso essere. Gli esseri umani sono veramente se stessi quando sono l’immagine riflessa di Dio. In tal modo il divino è davvero innestato in ogni cuore umano. Infatti, anche gli approfondimenti della scienza moderna indicano che il bisogno più profondo degli esseri umani è amare ed essere amati - una descrizione perfetta di coloro che sono i riflessi di un Dio che è amore.
L’essere umano più perfetto è Gesù Cristo, il Figlio di Dio, l'immagine più perfetta di Dio Padre. Attraverso di lui, Dio ha fatto la sua irruzione nel nostro mondo umano, per ripristinare la sua immagine negli esseri umani che avevano permesso che essa fosse distorta dal peccato. Gesù Cristo ci ha riscattati dal nostro stato decaduto e ha ripristinato in noi la nostra integrità, ovvero, ha ripristinato l'immagine di Dio in noi, rendendo possibile ancora una volta per gli esseri umani riflettere quel Dio nella cui immagine noi eravamo stati creati originalmente.
San Paolo parla della nostra vocazione e del nostro destino con parole ardenti. Nella Lettera agli Efesini scrive: “In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà. E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo Figlio diletto...” (Ef 1, 4-6). E ancor più, egli riconosce anche che “non sono più io che vivo... no, è Cristo che vive in me”. È quindi tramite la nostra unione con Cristo che noi diveniamo i figli adottivi di Dio. Lo scopo per il quale noi siamo stati creati è “per essere santi e immacolati”; in altre parole, essere delle immagini riflesse di Dio così perfette che il peccato non faccia più presa su di noi. Questo è possibile solamente se noi manteniamo la nostra unione con Cristo Gesù “nel quale noi viviamo, agiamo e siamo”.
San Paolo ribadisce questo concetto nella Lettera ai Romani: “Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio (…) quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati” (Rm 8, 28-30). In verità, sin dall'inizio Dio voleva davvero completare il suo piano originale: quando gli esseri umani fallirono nel riflettere fedelmente Dio, lui ci mandò suo Figlio, Gesù Cristo, che è l'immagine umana del Padre, la sua icona perfetta. Come esseri umani noi troviamo più facile relazionarci con Cristo che possiamo vedere che non con il Padre che non possiamo vedere. Paolo, profondamente imbevuto di Cristo, è convinto che la nostra unione con Cristo ci ‘giustifica’, ci rende in grado di capire e di vivere la rettitudine di Dio piuttosto che la nostra. Così facendo, noi condividiamo la gloria di Dio sin da ora, non c'è nessun bisogno di aspettare l’al di là.
Nella sua Lettera ai Colossesi, Paolo spiega che seguendo Cristo, assimilando la sua presenza dentro noi stessi, “Vi siete spogliati dell'uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova, per una piena conoscenza, ad immagine del suo Creatore. Qui non c'è più schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti” (Col 3, 9-11). E più diveniamo come Cristo, più diveniamo la sua immagine, più l'immagine di Dio è ripristinata in noi e noi diveniamo veramente quelli che siamo sempre stati, figli e figlie adottivi di Dio in Cristo.