Il ruolo della parrocchia per la famiglia
P. Rodney Moss
Prima Parte
Al fine di discernere il ruolo della parrocchia per la famiglia cristiana è necessario stabilire una chiara connessione tra la grande famiglia della Chiesa e la famiglia umana. Papa Giovanni Paolo II nella sua Esortazione Apostolica Familiaris Consortio fa i seguenti collegamenti:
· Tutti gli esseri umani hanno l’amore come loro vocazione fondamentale, che nella rivelazione cristiana è realizzato tanto nel matrimonio quanto nella verginità o nel celibato (n. 11). L'amore è donazione totale di sé e l'amore coniugale realizza questa dimensione oblativa nel matrimonio. Giovanni Paolo II esprime questi sentimenti con le seguenti parole: “Il «luogo» unico, che rende possibile questa donazione secondo l'intera sua verità, è il matrimonio, ossia il patto di amore coniugale o scelta cosciente e libera, con la quale l'uomo e la donna accolgono l'intima comunità di vita e d'amore, voluta da Dio stesso, che solo in questa luce manifesta il suo vero significato" (ibid).
· Il legame d'amore che costituisce il matrimonio riflette l'alleanza tra Dio e il suo popolo (n. 12). Infatti, il matrimonio tra persone battezzate diventa un vero e proprio simbolo della nuova alleanza ratificata nel Sangue di Cristo. A questo proposito, leggiamo le parole di Papa Giovanni Paolo: “mediante il battesimo, l'uomo e la donna sono definitivamente inseriti nella Nuova ed Eterna Alleanza, nell'Alleanza sponsale di Cristo con la Chiesa” (n. 13).
· La comunione coniugale che costituisce il matrimonio riflette nella sua unità e indissolubilità ciò che lega Cristo alla Chiesa, la sua Sposa. Al matrimonio viene quindi attribuita una forte identità cristologica ed ecclesiologica. Nelle parole di Giovanni Paolo, “la famiglia (…) renderà manifesta a tutti la viva presenza del Salvatore del mondo e la genuina natura della Chiesa” (n. 50). Il matrimonio, quindi, deve essere visto nel contesto della chiamata fondamentale del Vangelo: la conversione a Cristo. “Per questo la famiglia riceve la missione di custodire, rivelare e comunicare l'amore, quale riflesso vivo e reale partecipazione dell'amore di Dio per l'umanità e dell'amore di Cristo Signore per la Chiesa sua sposa” (n. 17). Inoltre, la famiglia cristiana costituisce una rivelazione specifica e una realizzazione della comunione ecclesiale, e per questa ragione dovrebbe essere chiamata “la Chiesa domestica” (n. 21). Questo è un termine utilizzato in Lumen gentium 11, ma ha le sue radici nelle fonti patristiche. Sant'Agostino d’Ippona e San Giovanni Crisostomo sviluppano entrambi l'idea di Chiesa domestica tanto esplicitamente quanto implicitamente[1]. Ed eccoci al cuore della relazione: la famiglia è una "piccola Chiesa", che significa che in essa riposa il mistero stesso dell'unione tra Cristo e la Chiesa. La famiglia, allora, è la più piccola cellula della Chiesa con una natura fondamentale che condivide la missione stessa di Cristo. Si potrebbe affermare, allora, che i genitori sono consacrati per il loro ruoli e nel contesto familiare mettono in pratica il loro sacerdozio. In questa realizzazione della Chiesa domestica siamo portati a una comprensione profonda del piano di Dio sulla storia, oltre che a una valorizzazione più profonda del mistero stesso della Chiesa.
· È la realtà del battesimo che svela il mistero più profondo della Chiesa domestica. Nelle parole di Giovanni Paolo II, il matrimonio “riprende e specifica la grazia santificante del battesimo” (n. 56). Il battesimo realizza non soltanto la trasformazione ma l’immanenza ontologica di Cristo, con particolare riferimento a Gesù Cristo come profeta, sacerdote e re. In primo luogo, nel suo ruolo profetico la famiglia cristiana annuncia la parola di Dio e diventa così una comunità credente e evangelizzante sempre più efficace. Osserva Giovanni Paolo II: “Nella misura in cui la famiglia cristiana accoglie il Vangelo e matura nella fede diventa comunità evangelizzante” (n. 52). Secondo, nel suo ruolo sacerdotale, nel “dialogo con Dio mediante la vita sacramentale, l'offerta della propria esistenza e la preghiera” (n. 55), la famiglia cristiana viene santificata e a sua volta santifica la comunità ecclesiale e il mondo. Questo ruolo santificante che ha la sua radice nel battesimo ha la sua piena espressione nell'Eucaristia, alla quale il matrimonio cristiano è intimamente collegato.
· Nella misura in cui la famiglia diventa una vera comunità di vita, vengono sparsi i semi dell'amore, i quali, insieme ad ogni cosa creata e redenta, troveranno la loro piena realizzazione nel regno di Dio (n. 17). La famiglia battezzata è chiamata ad essere una vera e propria parte organica del corpo di Cristo, a partecipare della sua natura, della sua missione salvifica nel mondo, nel suo destino finale nel regno di Cristo giunto alla sua pienezza. Qui si ritrova la vera identità e la vera finalità della famiglia e della Chiesa domestica.
In sintesi, quindi, ritengo che nella crescita teologica del concetto di Chiesa domestica abbiamo un esempio dello sviluppo genuino e autentico della dottrina. Nel Nuovo Testamento la famiglia è infatti compresa come la cellula ecclesiale (la Chiesa domestica) nei termini della comprensione del battesimo in chiave neotestamentaria. Il battesimo domestico illustra bene questa interpretazione (At 11, 13 ss; 16, 15; 16, 33; 1 Cor 1, 16). Oltre ai riferimenti patristici menzionati precedentemente, il concetto di Chiesa domestica è rimasto latente fino al Concilio Vaticano II. Inoltre, ne era seguito uno sviluppo teologico, specialmente nella Familiaris Consortio. Infine, nel Catechismo della Chiesa cattolica, lo status ontologico della Chiesa domestica viene fissato in modo preciso: “La famiglia cristiana offre una rivelazione e una realizzazione specifica della comunione ecclesiale; anche per questo motivo, può e deve essere chiamata "chiesa domestica" ” (n. 2204).
Seconda parte
Nella prima parte ho cercato di fissare nel concetto di Chiesa domestica una base di riflessione sul ruolo della parrocchia in funzione della famiglia. Se il simbolo della Chiesa domestica ci può offrire un apprezzamento più profondo del mistero della Chiesa e della parte che essa può svolgere per realizzare i suoi fini, allora abbiamo preparato il terreno per un'interazione più feconda tra gli obiettivi tanto della parrocchia quanto della famiglia. L’attuale Santo Padre, infatti, osserva che "l’edificazione di ogni singola famiglia cristiana si inserisce nel contesto della più ampia famiglia della Chiesa, che la sostiene, la porta con sé e garantisce che riceva, e abbia anche in futuro, il significativo ‘sì’ del Creatore. Ma anche la Chiesa è reciprocamente edificata dalla famiglia, una ‘piccola Chiesa domestica’, come la chiama il Concilio Vaticano II ( Lumen Gentium, n.11; Apostolicam Actuositatem, n.11 )”.[2]
Voglio
ora attirare la vostra attenzione sulla pastorale della famiglia portata avanti
dalla parrocchia, che costituisce l'esperienza ecclesiale normativa della
maggior parte dei cattolici. Familiaris Consortio afferma che questa azione pastorale
fondamentale è graduale per natura ed è relativa alle diverse fasi della
formazione e dello sviluppo (n. 65). Di conseguenza, questa pastorale comincia
con la preparazione al matrimonio, che è "un processo graduale e
continuo" (n. 66) e include tre
fasi principali: remota (la formazione familiare di base), imminente (catechetica)
e immediata (prematrimoniale). La stessa celebrazione del matrimonio è
collegata con le sue finalità ecclesiali: la proclamazione della Parola di Dio,
la professione di fede e il coinvolgimento della comunità cristiana (n. 67). La
pastorale post-matrimoniale,
similmente, coinvolge l'impegno dei membri della comunità ecclesiale locale (la
parrocchia) nella scoperta da parte della giovane coppia della propria
vocazione e missione sponsale. La Familiaris Consortio afferma: "Così
in seno alla comunità ecclesiale - grande famiglia formata da famiglie
cristiane - si attuerà un mutuo scambio di presenza e di aiuto fra tutte le
famiglie, ciascuna mettendo a servizio delle altre la propria esperienza umana,
come pure i doni di fede e di grazia”
(n. 69). Il documento inoltre pone una forte enfasi sulla missione della
famiglia cristiana “posta a servizio dell'edificazione della Chiesa,
della costruzione del Regno di Dio nella storia" (n. 71).
Inoltre, la comunità parrocchiale deve:
· Essere consapevole della sua speciale responsabilità nel promuovere la pastorale della famiglia.
· Il piano pastorale parrocchiale deve includere la pastorale della famiglia.
· Fornire una preparazione pastorale appropriata a tutti coloro che sono coinvolti nell'apostolato della famiglia, compresi i sacerdoti, e religiosi e le religiose.
· Fare ricorso alle competenze professionali (mediche, legali, psicologiche, sociali, educative) disponibili nell’ambito della parrocchia per aiutare le famiglie.
· Promuovere le associazioni di spiritualità, formazione e apostolato per aiutare ad assistere le famiglie nella parrocchia.
· Assistere le famiglie che affrontano circostanze difficili: le famiglie dei lavoratori immigrati, le forze armate, gli itineranti, le famiglie di carcerati, di rifugiati e di esiliati, le famiglie monoparentali, le famiglie con figli portatori di handicap o tossicodipendenti, le famiglie caratterizzate da divisioni ideologiche, ecc.
· è richiesta anche un'azione pastorale per quanto riguarda le situazioni irregolari: i matrimoni in fase di giudizio civile, le unioni de facto, i cattolici sposati civilmente, le persone separate o divorziate non risposate, le persone divorziate che si sono risposate e, infine, le persone più importanti, quelli che non hanno una famiglia. Giovanni Paolo II vede costoro come “particolarmente vicini al Cuore di Gesù e meritevoli dell’affetto e dell’attiva sollecitudine della Chiesa e dei suoi Pastori”.
In conclusione, torniamo a Papa Benedetto, il quale osserva che nel compito della formazione è necessario qualcosa di più di una teoria o dottrina corretta. Egli afferma: '"C’è bisogno di qualcosa di più grande e di più umano: la vicinanza, sperimentata quotidianamente, che è propria dell’amore, la cui sede più propizia è in primo luogo la comunità familiare, ma anche in una parrocchia, movimento o associazione ecclesiale, in cui ci sono persone che amano i loro fratelli e le loro sorelle perché in loro vedono Cristo, in particolare nei bambini e nei giovani, ma anche negli adulti, negli anziani, nei malati e nelle stesse famiglie. Il grande Patrono degli educatori, S. Giovanni Bosco, ricordava ai suoi figli spirituali che l’’educazione’ è una questione di cuore e che Dio solo ne è il maestro (Epistolario, 4, 209)”.[3]
[1] “cum tola domestica vestra ecclesia” ( Agostino, De bono viduitatis [PL 40.450]; “Donum…vestram non parvam Christi ecclesiam deputamus” ( Agostino Ep. 188,3[PL 33.849]);” Donum tuam ecclesiam fac” (Crisostomo, in Gen 6,2 [PG 54,607]).
[2] Discorso di Sua Santità Benedetto XVI ai partecipanti dell’Assemblea Diocesana di Roma.
[3] Ibid.