LA CHIESA IN OCEANIA E IL FENOMENO
DELL'IMMIGRAZIONE
Prof. Gary Devery – Sydney –
27 giugno 2006
L'Oceania è composta di una vasta area oceanica e di circa 10.000 isole. È tradizionalmente suddivisa nelle regioni della Micronesia, Melanesia, Polinesia, Nuova Zelanda e Australia. Queste regioni a loro volta si suddividono in 28 paesi, la maggior parte nazioni-isole. La popolazione dell'Oceania è composta di circa 34 milioni di abitanti, 21 milioni dei quali vivono in Australia, mentre la Nuova Zelanda e la Papua Nuova Guinea insieme contano circa altri 10 milioni. La realtà etnica e culturale dell'Oceania è molto diversificata. Non è possibile parlare di una singola cultura o di un’unica razza al proposito dell'Oceania. Ogni regione, e spesso ogni paese, deve essere trattato tenendo conto che è composto di una varietà di razze e culture. Di conseguenza, i seguenti commenti riguardanti la Chiesa in Oceania e il modo in cui affronta il fenomeno dell'immigrazione sono molto generalizzati e servono soltanto come un'indicazione per poter approfondire l'argomento.
L'arrivo della colonizzazione europea ha dato vita, nella maggior parte delle nazioni-isola, a forme democratiche di governo con il cristianesimo come religione principale. Tuttavia, negli ultimi decenni, l'instabilità politica ed economica e la possibilità molto reale che alcuni di questi diventassero paesi mancati, hanno rivelato che spesso la democrazia è in effetti soltanto una maschera a copertura di sistemi tribali di lunga durata che ora soffrono di corruzione endemica e razzismo. Questo ha avuto come esito un fenomeno di emigrazione da quelle nazioni-isola verso i paesi politicamente ed economicamente stabili dell'Australia e della Nuova Zelanda. Questo comporta una conseguenza di natura sociale che si esprime in un ulteriore indebolimento della cultura tribale. L'iniziale evangelizzazione di quei popoli per opera della Chiesa ha portato a un'integrazione ragionevolmente riuscita tra la vita cristiana e le culture tribali. Di conseguenza, la Chiesa in questi paesi-isole si trova ad affrontare la sfida di un indebolimento del tessuto cristiano della cultura nella misura in cui si indeboliscono le strutture tribali.
L'Australia e la Nuova Zelanda costituiscono una ricca mescolanza di razze e culture; le razze e le culture predominanti sono quelle europee, accompagnate dalle razze e dalle culture asiatiche, in aumento negli ultimi decenni a causa dell'immigrazione. L'Australia e la Nuova Zelanda si ritrovano a casa propria nel fenomeno della globalizzazione, che è abbastanza forte da superare la mescolanza di razze e culture. Questo fenomeno ha alcune dimensioni positive ma contiene anche il seme di una cultura della morte nelle sue tendenze relativistiche. Gli effetti di questo relativismo sono già molto forti in Australia e in Nuova Zelanda, con l'erosione crescente dei valori fondamentali trasmessi dalla maggior parte delle culture riguardo al bene comune della società, nella tutela dei valori tradizionali del matrimonio e della famiglia.
La sfida che la Chiesa in Australia e in Nuova Zelanda deve affrontare consiste nell’accettare e incoraggiare ciò che è buono in questo fenomeno della globalizzazione, facendo leva specialmente sulla sua capacità di lavorare tramite sforzi coordinati per lo sviluppo delle nazioni più deboli e per una corretta gestione dell'ambiente, entrambe problematiche importanti in molte nazioni-isola dell'Oceania (in cui gli effetti del riscaldamento globale costituiscono già una preoccupazione immediata).
La tendenza relativizzante della globalizzazione che trascende la mescolanza di razze e di culture in Oceania deve essere affrontata con il vigore di una nuova Pentecoste e di una nuova evangelizzazione. Le parole di Papa Giovanni Paolo II nella sua Esortazione Apostolica post-sinodale Ecclesia in Oceania rappresentano una sfida ancora attuale: “La nuova evangelizzazione è una priorità per la Chiesa in Oceania. In un certo senso, la missione della Chiesa è semplice e chiara: proporre ancora una volta all'umana società tutto il Vangelo della salvezza in Gesù Cristo” (n. 18).