CENCINI AMEDEO, Per amore. Libertà e maturità affettiva nel celibato consacrato, (1° volume), Bologna, Dehoniane 1994, pp. 520; Con amore. Libertà e maturità affettiva nel celibato consacrato, (2° volume), Bologna, Dehoniane 1994, pp. 312; Nell'amore. Libertà e maturità affettiva nel celibato consacrato, (3° volume), Bologna, Dehoniane 1995, pp. 360.

Uomo di scienza, teologo, psicologo ed educatore, Cencini è l'autore di una serie molto ricca di opere e di articoli apparsi in differenti riviste o in volumi collettivi pubblicati in più lingue in numerosi paesi. Come già negli scritti precedenti, anche in questi tre l'A. affronta il problema della libertà e maturità affettiva nel celibato consacrato, utilizzando un interessante modello interdisciplinare che coniuga armonicamente in una vera sinfonia di angolature, di apporti reciproci e di complementarità la teologia, la psicologia e la pedagogia. L'A. lo fa con padronanza ammirevole delle scienze e con rispetto delle differenze, anche se emerge nei suoi scritti la simpatia per l'analisi psicologica.

Si potrebbe pensare, in un primo momento, ad una dispersione di visuale nello studio. In realtà la dispersione è solo materiale. Lo studio è ben strutturato. Ci sono due grandi filoni che ricorrono, come due grandi punti di riferimento, in tutto il lavoro e che permettono al lettore d'orientarsi senza troppa fatica: l'uomo e Cristo. Sviluppati in relazione stretta e costante con l'attenzione continua al fatto educativo, essi sono, senza dubbio, il nodo vitale e unitario della riflessione di Cencini.

Da una parte, l'A. rileva la necessità di rifarsi all'uomo, alla sua completezza psicologica e alla sua maturità affettiva. Così l'uomo può sviluppare la sua vocazione che non è di semplice accettazione dei propri limiti, ma, in quanto morto a se stesso, di essere libero per lasciarsi possedere tutto dall'amore di Cristo. Dall'altra, l'A. considera il celibato consacrato non come morte dell'affettività, un'aridità affettiva, ma come una maniera positiva ed assoluta di vivere la gratuità accogliente di Dio. Anzi un potenziamento vero e proprio della persona. È questo quello che l'A. chiama il "cantus firmus", cioè il coraggio, in un'epoca di dilatazione tumorale della soggettività e di relativismo, di appartenere totalmente a Cristo. In questo senso l'esistenza celibataria, spiega Cencini, è quella in cui meglio si realizza la piena libertà cristiana, o, semplicemente è quella in cui l'uomo, consacrato da Dio per il servizio ecclesiale, sente con pienezza l'apertura a Dio, come a Colui che viene a colmare pienamente la solitudine dell'uomo.

Mi sembra allora che si possa dire che l'itinerario che emerge in questo studio, non sia quello della conoscenza e dell'amore che l'uomo ha per Dio, quanto piuttosto la conoscenza e l'amore che Dio ha per l'uomo, il fatto che l'essere dell'uomo è oggetto della sollecitudine e dell'amore di Dio: l'Amore gratuito di Dio alla ricerca dell'amore accogliente e libero dell'uomo. Ossia, come fa osservare Bruno Forte al termine della prefazione del libro, l'itinerario dell'A. non è quello che va dalla psicologia a Dio, nel tentativo di cogliere nell'uomo le vestigia di Dio, ma che muove da Dio e dal suo amore trinitario per cercare il suo amore che coinvolge l'intera persona nelle sue componenti religiose e psicologiche. Ed è proprio qui l'idea centrale sul celibato consacrato proposta dall'A.: attualizzare, nell'autodonazione pastorale all'altro, l'esigenza dell'Amore divino che chiede una fedeltà assidua a Dio, rivolta a costruire un equilibrio interiore spirituale e psicologico per donarsi con più profonda fraternità nel rapporto umano. In ultima analisi il celibato consacrato è stimolo della "carità pastorale" solo se Cristo occupa tutto lo spazio del presbitero.

Il libro di Cencini, in questo senso, è originale e ricco di suggestioni. Si è grati all'A. perché, nella vaporosità assai diffusa che regna sovente sul tema, questo libro ha il merito di mostrare a quali condizioni di verità e a quali forti esigenze spirituali risponde il celibato consacrato se vuol essere fonte di fecondità spirituale.

Vittorio Gambino