TOTUS TUUS!
La presenza di Maria nella vita del sacerdote,
alla luce di san Luigi Maria Grignion de Montfort
e del Servo di Dio Giovanni Paolo II
fr François-Marie Léthel ocd
Prelato Segretario della
Pontificia Accademia di Teologia
Dopo
il Concilio Vaticano II, la spiritualità cristocentrica e mariana di san Luigi
Maria Grignion de Montfort (1673-1716), è stata vissuta, attualizzata e
riproposta in modo esemplare dal Servo di Dio
Giovanni Paolo II. A due epoche diverse della storia della Chiesa, il
santo francese e il suo grande discepolo polacco sono due esempi luminosi della
stessa santità sacerdotale, di una vita interamente vissuta nell'Amore di Gesù
e dei fratelli sotto la guida materna di Maria.
La dottrina del Montfort, sintetizzata nel suo capolavoro, il Trattato della Vera Devozione alla Santa Vergine, mette in piena luce un cammino di santità per tutti, fondato sulla grazia del battesimo. Alla luce del Concilio, si potrebbe dire che riguarda l'esercizio del sacerdozio comune dei fedeli. Ma Luigi Maria e Giovanni Paolo II hanno vissuto questa dottrina nel loro sacerdozio ministeriale al servizio del Popolo di Dio (cf Lumen Gentium, n° 10). Alla luce del capitolo V della Lumen Gentium, sulla vocazione universale alla santità, si può dire che è una spiritualità per tutti, adattandosi poi a ciascuna delle diverse vocazioni. La consideriamo adesso nella specificità della vocazione al sacerdozio ministeriale, nella grazia dell'Anno Sacerdotale inaugurato dal nostro Papa Benedetto XVI nella Solennità del Sacro Cuore di Gesù, 19 giugno 2009.
Totus Tuus! Un atto d'amore continuamente rinnovato nel
dono totale di se e per sempre (Luigi Maria di Montfort e Teresa di Lisieux)
Il
motto Totus Tuus, che riassume tutta
la spiritualità del Montfort, è stato il filo conduttore di tutta la vita di
Karol Wojtyla (1920-2005), "filo mariano" di un lungo e continuo
cammino verso la santità. Totus Tuus! Due parole che sono una
preghiera indirizzata a Gesù per mezzo di Maria e nel suo Cuore Immacolato.
E' un atto d'Amore come dono totale di sé.
Nello stesso senso, santa Teresa di Lisieux definisce l'Amore nella sua ultima
poesia a Maria: "Amare è dare tutto e dare se stesso" (Perché ti amo, o Maria!, str 22). "Ti
amo" significa: "Mi do
tutto a te, sono tutto tuo per sempre. Il Totus Tuus è la
preghiera breve e essenziale che ha animato tutta la vita di Karol Wojtyla, una
vita totalmente donata al Signore, alla Chiesa, a tutti gli uomini,
continuamente vissuta con Maria, la Madre di Gesù e Madre nostra.
Luigi Maria di Montfort e Teresa di Lisieux sono infatti come due "fari di santità" che hanno illuminato in modo particolare il Pontificato di Giovanni Paolo II, nella grande prospettiva del Concilio Vaticano II tracciata dalla Lumen Gentium, nei capitoli VIII su Maria nel Mistero di Cristo e della Chiesa, e V sulla vocazione universale alla santità. Montfort è il santo che ha influito di più su tutta la vita di Karol Wojtyla, mentre Teresa di Lisieux è l'unica santa dichiarata da lui Dottore della Chiesa. Dopo il Dottorato di Teresa, nel 1997, Giovanni Paolo II aveva avviato lo stesso processo per il Dottorato del Montfort, ma è stato più lento e non si è realizzato sotto il suo Pontificato. La Causa rimane tuttavia aperta per il futuro.
Le opere principali: Il Trattato della Vera Devozione alla Santa Vergine di Luigi Maria, e la Storia di un'anima di Teresa, sono infatti dei testi dottrinali di massima importanza e perfettamente convergenti per illuminare la via della santità per tutti, come via dell'Amore vissuta con Maria[1]. La dottrina di Teresa viene espressa nel racconto della sua vita, mentre quella del Montfort è espressa in un trattato. Ma tutti e due, alla fine del loro scritto, invitano il lettore a darsi totalmente e per sempre a Gesù nell'Amore dello Spirito Santo, attraverso le mani e il Cuore di Maria: questo è lo stesso contenuto dell'Offerta all'Amore Misericordioso di Teresa e della Consacrazione a Gesù per mezzo di Maria di Luigi Maria. Con Maria e in Maria, ogni battezzato può veramente "vivere d'amore" nel quotidiano e realizzare la sua vocazione alla santità nel dono totale di se e per sempre. La totalità e radicalità di tale dono viene espressa attraverso due forti simboli biblici: "Olocausto all'Amore" (Teresa), "Schiavitù d'Amore" (Luigi Maria), in riferimento al Sacrificio di Gesù , "Olocausto" della nuova alleanza di colui che ha preso per noi "la condizione di schiavo" fino alla morte della Croce.
Nella vita di Karol Wojtyla, questo Totus Tuus è diventato come il respiro della sua anima, il battito del suo cuore a partire dal 1940 quando ha scoperto, all'età di 20 anni il Trattato del Montfort. Molte volte, Giovanni Paolo II racconterà questo fatto. Lo ha fatto in modo speciale al momento del suo 50° anniversario di sacerdozio nel suo libro Dono e Mistero (1996). Secondo la sua testimonianza, è un santo laico, Jan Tyranowski (adesso Servo di Dio) che gli aveva fatto conoscere il Trattato del Montfort e le Opere di san Giovanni della Croce, aprendolo alla più profonda vita spirituale, in questi anni durissimi dell'occupazione nazista in Polonia. Il giovane Karol doveva lavorare come operaio in una fabbrica, scoprendo progressivamente nello stesso periodo la sua vocazione al sacerdozio. Parlando di questo periodo, Giovanni Paolo II insisteva sul "filo mariano" che aveva guidato tutta la sua vita fin dall'infanzia, nella sua famiglia, nella sua parrocchia, nella devozione carmelitana allo scapolare e la devozione salesiana a Maria Ausiliatrice (Dono e Mistero, p. 37). La scoperta del Trattato l'aiutò a fare un passo decisivo nel suo cammino mariano, superando una certa crisi:
"Ci fu un momento in cui misi in qualche modo in discussione il mio culto per Maria ritenendo che esso, dilatandosi eccessivamente, finisse per compromettere la supremazia del culto dovuto a Cristo. Mi venne allora in aiuto il libro di San Luigi Maria Grignion de Montfort che porta il titolo di Trattato della Vera Devozione alla Santa Vergine. In esso trovai la risposta alle mie perplessità. Sì, Maria ci avvicina a Cristo, ci conduce a Lui, a condizione che si viva il suo mistero in Cristo (…). L’autore è un teologo di classe. Il suo pensiero mariologico è radicato nel Mistero trinitario e nella verità dell’Incarnazione del Verbo di Dio (...) Ecco spiegata la provenienza del Totus Tuus. L'espressione deriva da san Luigi Maria Grignion de Monfort. E' l'abbreviazione della forma più completa dell'affidamento alla Madre di Dio che suona così: Totus Tuus ego sum et omnia mea Tua sunt. Accipio Te in mea omnia. Praebe mihi cor tuum, Maria" (Dono e Mistero, p. 38-39).
Queste parole in latino, continuamente pregate e ricopiate da Karol Wojtyla sulle prime pagine dei suoi manoscritti, si trovano alla fine del Trattato del Montfort, quando il santo invita il fedele a vivere la Comunione eucaristica con Maria e in Maria (Vera Devozione, n° 266). Prima di considerare più attentamente il contesto e il significato di queste parole, bisogna sottolineare che questo Totus Tuus diventa per sempre, dal 1940 al 2005, come la linea direttrice di tutta la vita di Karol Wojtyla, come seminarista e sacerdote, e poi come Vescovo e Papa. Quando, nel 1958, è nominato da Pio XII Vescovo ausiliare di Cracovia, sceglie già il Totus Tuus come motto episcopale, insieme allo stemma che simboleggia Cristo Redentore e Maria accanto a lui, lo stesso che conserverà come Papa. E sopratutto lo vivrà fino alla fine, nelle grandi sofferenze degli ultimi mesi. Dopo la tracheotomia, non potendo più parlare, scriverà ultimamente le parole Totus Tuus. Sappiamo anche dalle persone più vicine a lui che leggeva ogni giorno un passo del Trattato.
La riscoperta del Montfort alla luce del
Concilio
Nei suoi scritti, Giovanni Paolo II ha fatto spesso riferimento a san Luigi Maria, come per esempio nella Redemptoris Mater (n° 48). Ma, in modo particolare, verso la fine del suo pontificato, ci ha lasciato una bellissima sintesi della sua dottrina interpretata alla luce del Concilio Vaticano II, nella sua Lettera ai Religiosi e alle Religiose delle Famiglie Monfortane (LFM, del 8 dicembre 2003). E' forse il testo più illuminante per capire il significato teologico profondo del Totus Tuus e dello stemma episcopale.
All’inizio di questa Lettera (n° 1) il Trattato del Montfort viene presentato come un testo classico della spiritualità mariana, che ha avuto una straordinaria recezione ecclesiale e che si può capire ancora meglio dopo il Concilio. La Lettera Pontificia cita continuamente i testi della Lumen Gentium, del Trattato della Vera Devozione e del Segreto di Maria (breve riassunto del Trattato fatto dallo stesso Montfort). Così, alla luce della Lumen Gentium e specialmente del capitolo VIII sulla beata Vergine Maria nel mistero del Cristo e della Chiesa, l’insegnamento del Trattato è considerato, prima dal punto di vista cristologico, poi da quello ecclesiologico. Prima di tutto il suo cristocentrismo è esposto sotto il titolo “Ad Iesum per Mariam” (n° 2-4). Viene poi il riassunto dell’aspetto ecclesiologico intitolato: Maria, membro eminente del Corpo mistico e Madre della Chiesa (n° 5). In seguito, alla luce del capitolo V della Lumen Gentium sulla vocazione universale alla santità, la stessa Lettera presenta il cammino ecclesiale della santità vissuto con Maria nella carità, la fede e la speranza. Così i tre ultimi punti sono intitolati: La santità, perfezione della carità (n° 6), La "peregrinazione della fede" (n° 7) e Segno di sicura speranza (n° 8), citando sempre i testi del Concilio e del Montfort.
All'inizio
della Lettera (n° 1), Giovanni Paolo II
racconta di nuovo la sua scoperta personale, con riferimento al suo libro Dono e Mistero. Citando poi il Trattato, egli insiste sulla principale
caratteristica della sua dottrina che è il cristocentrismo:
"La vera devozione mariana è
cristocentrica. (...) E' un mezzo privilegiato 'per trovare Gesù Cristo perfettamente, per amarlo teneramente e
servirlo fedelmente'" (Trattato della vera devozione, 62) (LFM,
n° 2-3). Il fondamento di questa dottrina è evidentemente il Vangelo, che viene
citato. Ed è proprio a partire dal testo di san Giovanni che viene spiegato lo
stemma e il motto Totus Tuus :
"La Chiesa, fin dalle sue origini, e specialmente nei momenti più difficili, ha contemplato con particolare intensità uno degli avvenimenti della Passione di Gesù Cristo riferito da san Giovanni: 'Stavano presso la croce di Gesù sua Madre, la sorella di sua Madre, Maria di Cleofa, e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la Madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla Madre: Donna, ecco il tuo figlio!. Poi disse al discepolo: Ecco la tua Madre!. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa' (Gv 19, 25-27). Lungo la sua storia, il Popolo di Dio ha sperimentato questo dono fatto da Gesù crocifisso: il dono di sua Madre. Maria Santissima è veramente Madre nostra, che ci accompagna nel nostro pellegrinaggio di fede, speranza e carità verso l'unione sempre più intensa con Cristo, unico salvatore e mediatore della salvezza (cf Lumen Gentium, 60 e 62). Com'è noto, nel mio stemma episcopale, che è l'illustrazione simbolica del testo evangelico appena citato, il motto Totus tuus è ispirato alla dottrina di san Luigi Maria Grignion de Montfort (cf Dono e Mistero, pp. 38-39; Rosarium Virginis Mariae, 15). Queste due parole esprimono l'appartenenza totale a Gesù per mezzo di Maria: 'Tuus totus ego sum, et omnia mea tua sunt', scrive san Luigi Maria; e traduce: 'Io sono tutto tuo, e tutto ciò che è mio ti appartiene, mio amabile Gesù, per mezzo di Maria, tua santa Madre' (Trattato della vera devozione, 233)" (LFM, n° 1)
Qui, il "Totus Tuus" è rivolto a Gesù, per mezzo di Maria, ma è anche rivolto a Maria, sempre per darsi totalmente a Gesù, e sopratutto nella Comunione Eucaristica. Ed è proprio alla fine del Trattato che si trovano le parole in latino, citate sopra, continuamente ricopiate da Karol Wojtyla, sacerdote, vescovo e Papa. Luigi Maria insegna a vivere la santa Comunione con Maria. Si tratta di rinnovare la consacrazione del battesimo nelle mani di Maria per ricevere con Lei il Corpo di Gesù:
"Rinnoverai la tua consacrazione, dicendo:Tuus totus ego sum, et omnia mea tua sunt
Io sono tutto tuo, mia cara Signora, con tutto ciò che mi appartiene. Pregherai questa buona Madre di prestarti il
suo cuore, per accogliervi il Figlio suo con le sue stesse disposizioni (...)Le
chiederai il suo cuore con queste tenere parole: Accipio te in mea omnia, praebe mihi cor tuum, o Maria [Ti prendo
per ogni mio bene, dammi il tuo cuore, o Maria!]"[2]
Queste parole sono indirizzate al fedele per la sua piena partecipazione all'Eucaristia. Ma hanno evidentemente un valore particolare per il sacerdote che celebra la Messa. Luigi Maria lo dice, sempre alla fine del Trattato, invitando a rinnovare questa consacrazione mariana "prima di celebrare o di partecipare alla santa Messa, alla Comunione, ecc" (VD 259). Molti santi, da Francesco d'Assisi a Teresa di Lisieux, invitano il sacerdote a vivere l'Eucaristia con Maria, condividendo il suo Amore e la sua intimità con Gesù, con lo stesso vero Corpo di Gesù. Maria conduce tutti all'Eucaristia come Sacramento dell'Amore nella vita quotidiana. Accompagna il Sacerdote nella celebrazione della Messa quotidiana, come la realtà centrale, più bella e sempre nuova di ogni giorno. Accompagna anche gli altri fedeli, consacrati e laici nella stessa direzione della Messa e della Comunione Quotidiana. La Comunione quotidiana è una delle realtà essenziali per i santi moderni, confermata da san Pio X (nel decreto Sacra Tridentina Synodus del 20 dicembre 1905). La fedeltà amorosa all'Eucaristia quotidiana sarà sicuramente uno dei frutti più belli dell'Anno Sacerdotale.
"Gesù disse al discepolo: 'Ecco la tua Madre!' E da quel momento il discepolo la prese con
sé" (Gv 19, 27)
Le parole: Accipio Te in mea omnia ("Ti prendo come ogni mio bene") sono l'appropriazione personale del testo del Vangelo: Accepit eam discipulus in sua ("Il discepolo la prese con sé"; Gv 19, 27). Maria è un dono che il discepolo riceve continuamente da Gesù stesso, e che accoglie nel dono di sé espresso dalle parole Totus tuus ego sum ("Io sono tutto tuo"). Montfort lo dice parlando a Gesù, identificandosi con il discepolo Giovanni:
"Già mille e mille volte l'ho presa per ogni
mio bene con san Giovanni evangelista ai piedi della croce, ed altrettante
volte mi sono dato a lei. Se ancora, però, non l'ho fatto bene secondo i tuoi
desideri, mio caro Gesù, lo faccio adesso come tu vuoi" (SM 66).
In modo estremamente sintetico,
Luigi Maria esprime qui una delle grandi leggi della vita spirituale: la necessità del dono di sé per accogliere
il Dono di Dio. E' solo nel dono totale di sé, espresso nel Totus Tuus, che il discepolo può
accogliere il Dono di Gesù e di Maria,
cioè di Gesù che dona Maria, e di Maria che dona se stessa.
E' Gesù che ha dato il discepolo alla Madre: "Ecco il tuo figlio", e la Madre al discepolo: "Ecco la tua Madre" (Gv 19, 26-27). Il Verbo Incarnato e Redentore, con la sua parola onnipotente ha creato una nuova relazione tra Maria e il Discepolo, una relazione di amore nel dono reciproco di sé:
"La
Santissima Vergine, che è madre di dolcezza e di misericordia, e non si lascia
mai vincere in amore e generosità, vedendo che ci si dona interamente a lei per
onorarla e servirla, spogliandosi di ciò che si ha di più caro per onorarla, si
dona lei pure interamente e in modo ineffabile a colui che le dona tutto. Ella
lo immerge nell'abisso delle sue grazie; lo adorna dei suoi meriti; lo sostiene
con la sua potenza; lo illumina della sua luce; lo infiamma del suo amore; gli
comunica le sue virtù: l'umiltà, la fede, la purezza, ecc.; diventa sua
garante, suo supplemento e suo tutto verso Gesù. Infine, poiché questa persona
consacrata è tutta di Maria, anche Maria è tutta sua, e si può dire di questo
perfetto servo e figlio di Maria ciò che san Giovanni l'Evangelista dice di se
stesso, che ha preso la Santissima Vergine come ogni suo bene: Accepit eam discipulus in sua" (VD
144)
Questo dono reciproco rende profondamente felice l'uomo: "Beatus Vir"! E' come il grido del cuore di san Luigi Maria quando dice a Gesù: "Quanto è felice l'uomo che abita nella casa di Maria, dove tu stesso hai stabilito per primo la tua dimora!" (VD 196). La stessa felice esperienza viene espressa sempre in riferimento alle parole del Vangelo:
"Quanto è felice un uomo che ha dato tutto a Maria, che si affida e si perde in tutto e per tutto in Maria! Egli è tutto di Maria e Maria è tutta per lui. Egli può dire audacemente con Davide: Haec facta est mihi: Maria è fatta per me; o con il discepolo prediletto:Accepi eam in mea: L'ho presa per ogni mio bene; oppure con Gesù Cristo: Omnia mea tua sunt, et omnia tua mea sunt : Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie" (VD 179).
Nella vita del sacerdote, dell'uomo consacrato nel celibato, non c'è dubbio che una tale relazione con Maria, la Nuova Eva, la Donna tutta Bella e tutta Santa, è fonte di purezza, di equilibrio e anche di un rapporto giusto e sereno con tutte le donne. La testimonianza di Giovanni Paolo II è stata esemplare su questo punto.
Ma questo dono di Maria viene sempre da Gesù e porta sempre a Gesù. E' il senso della domanda Praebe mihi Cor Tuum, Maria ("dammi il tuo Cuore, o Maria"). Non si tratta principalmente di amare Maria, ma piuttosto di amare Gesù con il Cuore di Maria, e in Lui di amare il Padre e lo Spirito Santo, la Chiesa e tutti gli uomini. La persona che esprime e che vive il Totus Tuus, vive ed esprime allo stesso tempo il Totus Meus: Cristo è tutto mio, e Maria anche è tutta mia. Erano proprio le parole di san Giovanni della Croce nella preghiera dell'anima innamorata: "Mia è la Madre di Dio... Dio stesso è mio e per me, poiché Cristo è mio e tutto per me" (Detti di Luce e di Amore, n° 26).
La vera devozione a Maria è cristocentrica. Il discepolo che riceve da Gesù stesso il dono di Maria mediante il dono totale di se stesso, entra per mezzo di lei nel Mistero dell'Alleanza, nella profondità dell'ammirabile scambio tra Dio e l'uomo in Cristo Gesù. "Dio si è fatto uomo perché l'uomo diventasse Dio", dicevano i Padri della Chiesa. Il Figlio di Dio è disceso dal Cielo e si è incarnato per opera dello Spirito Santo nel seno verginale di Maria, per farci salire con lui nel seno del Padre. Maria occupa lo stesso posto nel movimento "discendente" dell'incarnazione e nel movimento "ascendente" della nostra divinizzazione. Come la Somma Teologica di san Tommaso d'Aquino, il Trattato del Montfort è interamente articolato secondo questa dinamica di exitus et reditus, cioè di andata e ritorno tra Dio e l'uomo in Cristo Gesù. Così, possiamo distinguere chiaramente due Parti nel Trattato. La Prima Parte è animata dal movimento "discendente" dell'amore di Dio verso l'uomo, nell'Incarnazione e nella Passione (VD 1-89). La Seconda Parte è animata dal movimento "ascendente" dell'amore dell'uomo verso Dio (VD 90-273), un amore che è diffuso nel suo cuore mediante la grazia del battesimo (118-133), e che lo conduce alla più alta unione con il Dio-Uomo nell'Eucaristia (266-273). Questa seconda parte, più lunga, del Trattato è il cammino ascendente della nostra divinizzazione, che suppone il cammino discendente dell'Incarnazione. Come "Via, Verità e Vita", Gesù è sempre al centro, e in Lui, Maria occupa lo stesso posto nel senso della sua venuta a noi, e del nostro ritorno a Lui.
Questo è infatti il principale leitmotiv del Trattato: Il posto di Maria nel Mistero di Cristo, che è la Via di Dio verso l'uomo e la Via dell'uomo verso Dio, in questa una grande dinamica di andata e ritorno, di discesa e di salita. Maria è intimamente presente in questo "ammirabile scambio" tra Dio e l'uomo in Cristo Gesù:
"La
Santa Vergine è il mezzo di cui Nostro Signore si è servito per venire a noi,
ed è anche il mezzo di cui noi dobbiamo servirci per andare a lui" (VD
75). "Per
salire e per unirsi a Lui, bisogna servirsi dello stesso mezzo impiegato da Lui
per discendere a noi, per farsi uomo e per comunicarci le proprie grazie. Tale
mezzo è una vera devozione alla Santa Vergine"[3].
"Andare
a Lui", "salire per unirsi a Lui" è proprio il cammino della
santità alla quale tutti gli uomini sono chiamati, perché secondo le parole del
Montfort, la vocazione universale alla santità è fondata nei misteri della
Creazione e della Redenzione. Così dichiara solennemente al suo lettore:
"Anima, immagine vivente di Dio e riscattata dal sangue prezioso di Cristo,
la volontà di Dio è che tu divenga santa come lui in questa vita e gloriosa
come lui nell'altra. L'acquisto della santità di Dio è tua sicura vocazione"
(SM 3). Ogni uomo è creato all'immagine di Dio ed è redento da Cristo.
La
"perfetta devozione a Maria"
come via di santità
La
"perfetta devozione a Maria" insegnata da san Luigi Maria consiste
essenzialmente nel dono totale di sé espresso nel Totus Tuus, integrando tutte le buone pratiche di devozione,
specialmente il Rosario. Ma nel più profondo è "pratica interiore",
vita interiore, un cammino di vita spirituale profonda che deve portare alla
santità:
"Poiché l'essenziale di questa devozione consiste nel formare l'interiore di una persona, essa non sarà compresa da tutti allo stesso modo: alcuni si fermeranno a ciò che essa ha di esteriore e non andranno oltre, e sarà il più gran numero; altri, in numero più piccolo, entreranno nell'interiore, ma non vi saliranno che un gradino. Chi salirà il secondo? Chi arriverà fino al terzo? E infine, chi vi rimarrà in modo stabile? Solo colui al quale lo Spirito di Gesù Cristo rivelerà questo segreto, e vi condurrà lui stesso l'anima totalmente fedele perché avanzi di virtù in virtù, di grazia in grazia, e di luce in luce, per arrivare fino alla trasformazione di se stessa in Gesù Cristo e alla pienezza della sua età sulla terra e della sua gloria nel cielo" (VD 119).
Non c'è dubbio che Giovanni Paolo II ha vissuto questa spiritualità mariana a questo livello più alto dell'unione trasformante con Cristo. Così nella sua Lettera ai religiosi e religiose delle famiglie monfortane, egli mette in evidenza questa "identificazione mistica con Maria" che è "tutta rivolta a Gesù":
"Una delle più alte espressioni della spiritualità di san Luigi Maria Grignion de Montfort si riferisce all'identificazione del fedele con Maria nel suo amore per Gesù, nel suo servizio di Gesù. Meditando il noto testo di sant'Ambrogio: L'anima di Maria sia in ciascuno per glorificare il Signore, lo spirito di Maria sia in ciascuno per esultare in Dio (Expos. in Luc., 12,26: PL 15, 1561), egli scrive: 'Quanto è felice un'anima quando... è tutta posseduta e guidata dallo spirito di Maria, che è uno spirito dolce e forte, zelante e prudente, umile e coraggioso, puro e fecondo' (Trattato della vera devozione, 258). L'identificazione mistica con Maria è tutta rivolta a Gesù, come si esprime nella preghiera: 'Infine, mia carissima e amatissima Madre, fa', se è possibile, che io non abbia altro spirito che il tuo per conoscere Gesù Cristo e i suoi divini voleri; non abbia altra anima che la tua per lodare e glorificare il Signore; non abbia altro cuore che il tuo per amare Dio con carità pura e ardente come te' (Segreto di Maria, 68)" (LFM, n° 5).
Il testo del Trattato qui citato si applica perfettamente a Giovanni Paolo II. Il Papa mariano è stato un uomo "dolce e forte, zelante e prudente, umile e coraggioso, puro e fecondo". La domanda Praebe mihi Cor Tuum, o Maria è stata esaudita. Lo stesso Luigi Maria, che ha la meravigliosa esperienza di questa "identificazione mistica con Maria" spera che la sua dottrina porterà molti frutti nei secoli successivi della Chiesa:
"Ah! quando verrà quel tempo felice (...) nel quale Maria sarà riconosciuta come padrona e sovrana nei cuori, per sottometterli pienamente all'impero del suo grande e unico Gesù? Quand'è che le anime respireranno Maria come i corpi respirano l'aria? Allora accadranno cose meravigliose su questa terra, dove lo Spirito Santo, trovando la sua cara Sposa come riprodotta nelle anime, discenderà con abbondanza e le ricolmerà dei suoi doni, soprattutto del dono della sapienza, per operare meraviglie di grazia. Mio caro fratello, quando verrà questo tempo felice e questo secolo di Maria, in cui molte anime scelte e ottenute dall'Altissimo per mezzo di Maria, perdendosi esse stesse nell'abisso del suo interiore, diventeranno copie viventi di Maria, per amare e glorificare Gesù Cristo? Questo tempo non giungerà se non quando sarà conosciuta e praticata la dottrina che io insegno" (VD 217).
Questo testo è molto bello, e molto ricco ed equilibrato dal punto di vista teologico, nell'equilibrio tra l'aspetto cristologico e l'aspetto pneumatologico della vera devozione a Maria. Maria non prende mai il posto di Gesù né dello Spirito Santo, ma è tutta relativa a Gesù e allo Spirito, Madre di Gesù e Sposa dello Spirito, cioè sempre nelle "due Mani del Padre", secondo la bella espressione simbolica di sant'Ireneo. E' sempre lo Spirito Santo che opera in Maria per formare il Corpo di Cristo, nel Capo e nelle membra, e anche per "riprodurre" Maria stessa nella Chiesa, nelle "anime", cioè nelle singole persone nella Chiesa, fino a farle diventare "copie viventi di Maria per amare e glorificare Gesù Cristo". Su questo punto, la dottrina del Montfort si armonizza perfettamente con l'insegnamento del Concilio su Maria come immagine e esemplare perfetto della Chiesa Santa (cf Lumen Gentium, n° 63-65). Nella prospettiva del Concilio, è tutta la Chiesa che deve diventare come "una copia vivente di Maria per amare e glorificare Gesù Cristo", e lo diventa concretamente attraverso le persone che con Maria percorrono questo cammino di santità. E' la stessa fondamentale vocazione di Maria e di tutta la Chiesa che Teresa di Lisieux esprimeva come la sua propria vocazione in cielo e in terra: "Amare Gesù e farlo amare" (Lettera del 24 febbraio 1897). Ed è in modo particolare la vocazione del Sacerdote nella Chiesa. Si tratta dunque di lasciarsi plasmare dallo Spirito Santo per essere configurato a Gesù come il membro al Capo, e anche per essere configurato a Maria come alla Vergine Madre che lo ama perfettamente, lo genera e lo fa amare.
Per esprimere questo ruolo materno di Maria nella nostra santificazione, Luigi Maria usa due parabole della maternità: lo "stampo" e lo "zucchero". La maternità di Maria viene paragonata ad uno "stampo" perfetto nel quale lo Spirito Santo forma continuamente le membra di Cristo per renderle perfettamente simili al Capo. La persona che vive il Totus Tuus si mette totalmente in questo santo "stampo", lasciandosi plasmare dallo Spirito Santo, abbandonandosi alla sua opera purificatrice e santificatrice, con tutto ciò che comporta anche di doloroso (cf VD 218-221; SM 16-18). La parabola dello "zucchero" è ispirata dall'esperienza naturale dell'amore materno: ciò che una mamma è capace di inventare per guarire il suo bambino ammalato, mettendo la medicina amara nello zucchero. Così fa Maria per aiutarci a bere l'indispensabile calice amaro della Passione di Gesù, per accettare sempre la croce, senza mai rifiutarla. Questo "zucchero" è la dolcezza dello Spirito Consolatore data a noi attraverso il suo amore materno (cf VD 153-154; SM 22). Queste due parabole sono tanto importanti e feconde per noi, sacerdoti, e per tutte le persone che dobbiamo aiutare.
Il cammino della santità vissuto con Maria nella Chiesa: via d'amore, di fede e di speranza
Presentando gli "effetti meravigliosi" (VD 213-225) di questa "perfetta devozione", Luigi Maria ci mostra come la persona che vive pienamente il Totus Tuus cammina con Maria sulla via dell'umiltà evangelica, che è via di amore di fede e di speranza. Alla fine della sua Lettera ai religiosi e religiose delle famiglie monfortane, Giovanni Paolo sintetizza questo insegnamento del Trattato sempre alla luce della Lumen Gentium.
La santità alla quale tutti sono chiamati non è altro che la perfezione della carità (Lumen Gentium, c. V). In questa vita sulla terra, l'umiltà è la più grande caratteristica della carità. "E' proprio dell'amore abbassarsi", scriveva Teresa di Lisieux all'inizio della sua Storia di un'anima (Manoscritto A, 2v). E' lo stesso Amore di Dio che in Gesù si fa piccolo e povero dal Presepio alla Croce. Ed è il significato profondo della "schiavitù d'amore", chiaramente spiegato da Giovanni Paolo II:
"Nella spiritualità monfortana, il dinamismo della
carità viene specialmente espresso attraverso il simbolo della schiavitù
d'amore a Gesù sull'esempio e con l'aiuto materno di Maria. Si tratta della
piena comunione alla kénosis di Cristo; comunione vissuta con Maria,
intimamente presente ai misteri della vita del Figlio. "Non c'è nulla fra
i cristiani che faccia appartenere in modo più assoluto a Gesù Cristo e alla
sua Santa Madre quanto la schiavitù della volontà, secondo l'esempio di Gesù
Cristo stesso, che prese la condizione di schiavo per nostro amore - formam
servi accipiens -, e della Santa Vergine, che si disse serva e schiava del
Signore. L'apostolo si onora del titolo di servus Christi. Più volte, nella
Sacra Scrittura, i cristiani sono chiamati servi Christi" (Trattato della
vera devozione, 72). Infatti, il Figlio di Dio, venuto al mondo in obbedienza
al Padre nell'Incarnazione (cfr Eb 10, 7), si è poi umiliato facendosi
obbediente fino alla morte ed alla morte di Croce (cfr Fil 2, 7-8). Maria ha
corrisposto alla volontà di Dio con il dono totale di se stessa, corpo e anima,
per sempre, dall'Annunciazione alla Croce, e dalla Croce all'Assunzione"
(LFM, n° 6).
Questa via dell'amore percorsa da
Maria nella sua unione con Gesù è stata allo stesso tempo la sua peregrinazione di fede. E' un grande tema del Concilio che Giovanni
Paolo II ha sviluppato in modo splendido nella Redemptoris Mater. Ma prima del Concilio, Luigi Maria e Teresa di Lisieux insistevano molto sulla fede di
Maria come fede eroica, anche oscura e dolorosa nella Passione del Figlio. Dopo
aver citato un lungo testo del Trattato
(VD 214) che è come un "inno" alla fede di Maria, il Papa scrive:
"Come san Giovanni della Croce, san Luigi Maria
insiste soprattutto sulla purezza della fede e sulla sua essenziale e spesso
dolorosa oscurità (cfr Segreto di Maria,
51-52). E' la fede contemplativa che, rinunciando alle cose sensibili o
straordinarie, penetra nelle misteriose profondità di Cristo. Così, nella sua
preghiera, san Luigi Maria si rivolge alla Madre del Signore dicendo: "Non
ti chiedo visioni o rivelazioni, né gusti o delizie anche soltanto
spirituali... Quaggiù io non voglio per mia porzione se non quello che tu hai
avuto, cioè: credere con fede pura senza nulla gustare o vedere" (ibid.,
69). La Croce è il momento culminante della fede di Maria, come scrivevo
nell'Enciclica Redemptoris Mater 'Mediante
questa fede Maria è perfettamente unita a Cristo nella sua spoliazione... E'
questa forse la più profonda kénosis
della fede nella storia dell'umanità' (n. 18)" (LFM, n° 7).
.
Il punto finale della Lumen Gentium era la contemplazione di "Maria, segno di certa speranza e di
consolazione per il pellegrinante Popolo di Dio" (n° 68-69). In questa
luce finisce anche la Lettera di
Giovanni Paolo II (LFM n° 8), citando le ultime righe della Lumen Gentium e riassumendo la dottrina
del Montfort sulla speranza vissuta con Maria, difendendolo in particolare
contro l'accusa ingiusta di "millenarismo". Bisogna citare questa
parte finale della Lettera:
"Nell'antifona Salve Regina, la Chiesa chiama la Madre
di Dio 'Speranza nostra'. La stessa espressione è usata da san Luigi Maria a
partire da un testo di san Giovanni Damasceno, che applica a Maria il simbolo
biblico dell'àncora (cfr Hom. Iª in Dorm. B. V. M., 14: PG 96, 719): 'Noi
leghiamo le anime a te, nostra speranza, come ad un'àncora ferma'. A lei
maggiormente si sono attaccati i santi che si sono salvati e hanno attaccato
gli altri, perché perseverassero nella virtù. Beati dunque, e mille volte beati
i cristiani che oggi si tengono stretti a lei fedelmente e totalmente come ad
un'àncora salda" (Trattato della
vera devozione, 175). Attraverso la devozione a Maria, Gesù stesso
"allarga il cuore con una santa fiducia in Dio, facendolo guardare come
Padre e ispirando un amore tenero e filiale" (ibid., 169).Insieme alla
Santa Vergine, con lo stesso cuore di madre, la Chiesa prega, spera e intercede
per la salvezza di tutti gli uomini. Sono le ultime parole della Costituzione Lumen Gentium: 'Tutti i fedeli effondano
insistenti preghiere alla Madre di Dio e Madre degli uomini, perché Ella, che
con le sue preghiere aiutò le primizie della Chiesa, anche ora in cielo
esaltata sopra tutti i beati e gli angeli, nella Comunione di tutti i santi
interceda presso il Figlio suo, finché tutte le famiglie dei popoli, sia quelle
insignite del nome cristiano, sia quelle che ancora ignorano il loro Salvatore,
nella pace e nella concordia siano felicemente riunite in un solo Popolo di
Dio, a gloria della Santissima e indivisibile Trinità'(n. 69) (LFM, n° 8).
In tutte le tempeste che dobbiamo
attraversare nella nostra vita sacerdotale oggi Maria è e sarà sempre l'ancora
della nostra speranza, una speranza sicura per noi e per i nostri
fratelli, per il futuro della Chiesa e
per la salvezza del mondo. Così anche il nostro Papa Benedetto XVI l'ha
presentata Maria alla fine della sua enciclica Spe Salvi, come la "Stella della Speranza" (n° 49-50). Riprendiamo
ultimamente e facciamo nostre le parole del suo grande predecessore Giovanni
Paolo II appena citate: "Insieme
alla Santa Vergine, con lo stesso cuore di madre, la Chiesa prega, spera e
intercede per la salvezza di tutti gli uomini".
Roma, il 21 giugno 2009
[1] In traduzione italiana, le migliori edizioni sono:
SAN LUIGI MARIA GRIGNION DE MONTFORT: Trattato
della vera devozione a Maria (Ed Shalom, ultima edizione). Questa edizione ha il grande vantaggio di
dare all'inizio il testo completo della Lettera
di Giovanni Paolo II alle Famiglie Monfortane, che è indubbiamente la
migliore e più autorevole presentazione del Trattato;
SANTA TERESA DI GESU' BAMBINO: Storia
di un'anima (Roma, ed. OCD, 2007).
[2] VD 266. Indichiamo con le sigle VD
e SM il Trattato della Vera Devozione
e il Segreto di Maria, con i numeri
dei paragrafi (la traduzione italiana è riveduta a partire dell'originale
francese, secondo l'edizione critica delle Oeuvres
Complètes de Saint Louis-Marie Grignion de Montfort, Paris, 1966, ed du
Seuil).
[3] SM 23. Cf. VD 50, 85, 125, 142, 152, 157; SM 35,
ecc...