Cari diaconi romani,
sono particolarmente lieto dell'incontro
odierno, che avviene nel 25° anniversario del ripristino del diaconato
permanente nella Diocesi di Roma. Saluto con affetto il Cardinale Vicario, che
ringrazio per le parole che a nome di tutti mi ha indirizzato. Saluto pure il
Vescovo Monsignor Vincenzo Apicella, finora incaricato del Centro Diocesano per
il diaconato permanente, e Mons. Francesco Peracchi, Delegato del Cardinale
Vicario, che da anni segue la vostra formazione. Porgo a ciascuno di voi e alle
vostre famiglie il mio più cordiale benvenuto.
L’apostolo Paolo in un passo famoso della
Lettera ai Filippesi afferma che Cristo "spogliò se stesso, assumendo la
condizione di servo" (Fil 2,7). E’ Lui, Cristo, l’esempio a cui
guardare. Nel Vangelo Egli ha detto ai suoi discepoli di essere venuto
"non per essere servito ma per servire" (cfr Mt 20,28). In
particolare, durante l’Ultima Cena, dopo aver nuovamente spiegato agli Apostoli
di essere in mezzo a loro "come colui che serve" (Lc 22,27),
ha compiuto l’umile gesto, riservato agli schiavi, di lavare i piedi ai Dodici,
dando così l’esempio perché i suoi discepoli potessero imitarlo nel servizio e
nell’amore vicendevole. L’unione con Cristo, da coltivare attraverso la
preghiera, la vita sacramentale e in particolare l’adorazione eucaristica, è di
massima importanza per il vostro ministero affinché esso possa realmente
testimoniare l’amore di Dio. Infatti, come ho scritto nell’Enciclica Deus caritas est, da Dio "l’amore può essere ‘comandato’
perché prima è donato" (n. 14). Cari diaconi, accogliete con gioia e
gratitudine l’amore che il Signore nutre per voi e che riversa nella vostra
vita, e con generosità donate agli uomini quello che gratuitamente avete
ricevuto. La Chiesa di Roma ha una lunga tradizione nel servizio ai poveri della
città. In questi anni sono emerse nuove forme di povertà: molte persone,
infatti, hanno smarrito il senso della vita e non posseggono una verità su cui
costruire la propria esistenza; tanti giovani chiedono di incontrare uomini che
li sappiano ascoltare e consigliare nelle difficoltà della vita. A fianco della
povertà materiale, troviamo anche una povertà spirituale e culturale. La nostra
Diocesi, consapevole che l’incontro con Cristo "dà alla vita un nuovo
orizzonte e con ciò la direzione decisiva" (Deus caritas est, 1), sta dedicando particolare attenzione al tema
della trasmissione della fede.
Cari diaconi, vi ringrazio per i servizi
che con grande generosità svolgete in numerose comunità parrocchiali di Roma,
dedicandovi in particolare alla pastorale battesimale e a quella familiare.
Insegnando il Vangelo di Cristo, che vi è stato consegnato dal Vescovo il
giorno della vostra ordinazione, voi aiutate i genitori che chiedono il
battesimo per i loro figli ad approfondire il mistero della vita divina che ci
è stata donata e quello della Chiesa, la grande famiglia di Dio, mentre ai
fidanzati che desiderano celebrare il sacramento del matrimonio annunciate la
verità sull’amore umano, spiegando così che "il matrimonio basato su un
amore esclusivo e definitivo diventa l’icona del rapporto di Dio con il suo
popolo e viceversa" (Deus caritas est, 11). Molti di voi svolgono un’attività
lavorativa negli uffici, negli ospedali e nelle scuole: in questi ambienti
siete chiamati ad essere servitori della Verità. Annunciando il Vangelo,
potrete donare la Parola capace di illuminare e dare significato al lavoro
dell’uomo, alla sofferenza degli ammalati, e aiuterete le nuove generazioni a
scoprire la bellezza della fede cristiana. Sarete, in tal modo, diaconi della
Verità che rende liberi, e condurrete gli abitanti di questa città ad
incontrare Gesù Cristo. Accogliere il Redentore nella propria vita è per l’uomo
fonte di una gioia profonda, una gioia che può donare la pace anche nei momenti
di prova. Siate, dunque, i servitori della Verità per essere portatori della
gioia che Dio vuole donare ad ogni uomo.
Non è sufficiente però annunciare la fede
solo con le parole perché, come ricorda l’Apostolo Giacomo, la fede "se
non ha le opere, è morta in se stessa" (Gc 2,17). È dunque
necessario affiancare all’annuncio del Vangelo la testimonianza concreta della
carità, che "non è per la Chiesa una specie di attività di assistenza
sociale… ma appartiene alla sua natura, è espressione irrinunciabile della sua
stessa essenza" (Deus caritas est, 25). L’esercizio della carità appartiene fin
dall’inizio al ministero diaconale: i sette, di cui parlano gli Atti degli
Apostoli, furono eletti per servire alle mense. Voi, che appartenete alla
Chiesa di Roma, siete gli eredi di una lunga tradizione, che ha nel diacono
Lorenzo una figura singolarmente bella e luminosa. Molti sono i poveri, spesso
provenienti da paesi molto lontani dall’Italia, che bussano alle porte delle
comunità parrocchiali per chiedere un aiuto necessario a superare momenti di
grave difficoltà. Accogliete questi fratelli con grande cordialità e
disponibilità, e cercate, per quanto possibile, di aiutarli nelle loro
necessità, ricordando sempre le parole del Signore: "Ogni volta che avete
fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto
a me" (Mt 25,40). Esprimo la mia gratitudine a quanti fra voi sono
impegnati in questa silenziosa e quotidiana testimonianza della carità.
Attraverso il vostro servizio, infatti, anche i poveri percepiscono di far
parte di quella grande famiglia dei figli di Dio, che è la Chiesa.
Cari diaconi romani, vivendo e
testimoniando l’infinita carità di Dio, il vostro ministero possa essere sempre
al servizio dell’edificazione della Chiesa come comunione. Nel vostro lavoro
siete sostenuti dall’affetto e dalla preghiera delle vostre famiglie. La vostra
vocazione è una grazia particolare per la vostra vita familiare, che in questo
modo è chiamata ad aprirsi sempre più all’accoglienza della volontà del Signore
e delle necessità della Chiesa. Il Signore ricompensi la disponibilità con la
quale le vostre mogli e i vostri figli vi accompagnano nel vostro servizio
all’intera comunità ecclesiale.
Maria, l'umile serva del Signore che ha
donato al mondo il Salvatore, e il diacono Lorenzo, che ha amato il Signore
fino a donare la vita per lui, vi accompagnino sempre con la loro
intercessione. Con questi sentimenti, imparto di cuore a ciascuno di voi la
Benedizione Apostolica, che volentieri estendo a quanti vi sono cari e a quanti
incontrate nel vostro ministero.