MESSAGGIO AI SACERDOTI
IN OCCASIONE DELLA BEATIFICAZIONE
DEL PAPA GIOVANNI PAOLO II
1 MAGGIO 2011
Carissimi
Sacerdoti,
L’evento
straordinario della beatificazione del Santo Padre Giovanni Paolo II, il
prossimo primo maggio, domenica della Divina Misericordia, ci spinge e guardare
con gratitudine al Suo prezioso ministero di Pontefice al servizio di tutta la
Chiesa e, con specialissima attenzione, al modo esemplare nel quale Egli ha
vissuto il dono ed il mistero del Sacerdozio.
Giovanni
Paolo II è stato un Sacerdote di straordinaria tempra umana e granitica fede,
per cui ritengo particolarmente utile e fecondo provare a delineare alcuni
tratti del suo essere sacerdotale, che possono illuminare il nostro ministero e
il cammino di ascesi e perfezione al quale sempre siamo chiamati.
Giovanni
Paolo II fu innanzitutto uomo di preghiera! Un autentico credente,
profondamente immerso nel Mistero di Dio; in ogni azione, anche quella
apparentemente più pubblica, Egli era capace di “estraniarsi” per parlare con
il suo Signore, affidando a Lui tutto quanto compiva ed accadeva. Egli quanto a
retta intenzione, quanto a stile di vita era sempre sulla predella dell’altare,
qualsiasi cosa facesse. Quanto c’è da imparare! Anche il nostro ministero
sacerdotale è chiamato a riscoprire, con sempre maggiore convinta adesione, il
primato assoluto di Dio, la precedenza del nostro personale rapporto con il
Signore, su ogni altra dimensione, anche umanamente significativa. Un Sacerdote
che non mettesse Dio al primo posto, difficilmente potrebbe introdurre gli
altri al rapporto con Lui. Giovanni Paolo II era, poi, un Sacerdote capace di
autentiche relazioni umane. Come capita a tutti coloro che sono plasmati dalla
santità, chiunque si trovasse davanti a Lui, aveva l’impressione di essere
l’unico centro della sua attenzione. È il mistero della contemplazione del
volto di Cristo nel fratello. A questa carità ed a questa sollecitudine
pastorale siamo chiamati noi tutti, Sacerdoti del Signore.
La
grande apertura umana di Giovanni Paolo II non gli ha impedito, anzi è stata la
profonda ragione della sua radicale fedeltà a Cristo, alla Verità, alla Chiesa.
Egli, in decenni nei quali era particolarmente difficile (e perciò urgente)
ricucire gli strappi e percorrere vie di dialogo e comunione, è stato capace di
ribadire con paterna chiarezza e trasparente testimonianza, le fondamentali verità
cristiane, inaugurando quel “dialogo della verità”, che caratterizza in modo così
evidente e cristallino l’attuale pontificato. Dal recupero dell’essenzialità
del rapporto tra Fede e Ragione (Fides et
Ratio), al primato della Verità e dell’oggettività nella morale (Veritatis Splendor), all’assolutezza ed
unicità di Gesù Cristo, Unico Salvatore dell’Uomo (Dominus Jesus), fino alla chiara delineazione del profilo dei
sacerdoti del terzo millennio (Pastores
dabo vobis), ha saputo essere autentico interprete del Concilio Ecumenico
Vaticano II, attuandone le indicazioni nella promulgazione del nuovo Codice di
diritto canonico e del Catechismo della Chiesa Cattolica. A questo sguardo
ampio e fedele, capace di straordinarie aperture, soltanto perché profondamente
radicato nella verità eterna, siamo chiamati tutti noi fedeli ordinati; anche
oggi, non dobbiamo lasciarci intimorire dall’ostilità del mondo, ma, certi che
Cristo ha vinto il mondo con l’amore, radicati e fondati nella Verità, dobbiamo
e possiamo essere portatori di quella forza che non viene dall’uomo e che fu,
così evidentemente, di Giovanni Paolo II.
Il
mistero della sofferenza, accolta ed offerta per la propria santificazione, per
il bene della Chiesa e dell’umanità, è un altro aspetto essenziale della
santità ed esemplarità di Giovanni Paolo II. Dalla celebrazione del Sacrificio
eucaristico, alla personale partecipazione alle “croci del mondo e della storia”,
i Sacerdoti sono chiamati a rivivere la passione di Cristo, per portare nel
mondo, sacramentalmente e perciò realmente, la sua vittoria sul male, sul
peccato e sulla morte!
Giovanni
Paolo II fu, infine, profondamente innamorato della Chiesa, legato umilmente
alla sua indispensabile dimensione istituzionale e profondo interprete e, per
il ministero affidatogli dalla Provvidenza, depositario di quella carismatica,
in assoluta armonia. La Chiesa fu da lui amata soprattutto in Maria, icona
perfetta della sposa di Cristo. Il Totus
Tuus sia il motto di ogni sacerdote, figlio e padre della e nella Chiesa;
innamorato della propria sposa e in profonda e costante comunione con essa;
innamorato della Beata Vergine Maria, Regina degli Apostoli e madre di tutti i
Sacerdoti. Sull’esempio del nuovo Beato, riscopriamo la grandezza e la bellezza
del nostro ministero, fedeli all’identità che proviene da Cristo sacerdote e
perciò, profondamente immersi - come il Papa - nel suo mistero, e perciò autenticamente
missionari. Laddove si pone eccessivamente l’accento sulla “mediaticità”
mimico-gestuale-vocale di Giovanni Paolo II, si rischia di dimenticarne un
aspetto sostanziale. Sì fu un preziosissimo comunicatore, ma unicamente perché
fu uomo di Dio. La santità autentica viene percepita e crea comunicazione. Ciò
si nota bene nella vita di molti santi, anche non particolarmente comunicativi
sul piano naturale. La logica, infatti, non è quella del mondo!
Uno
degli ultimi regali personali di Giovanni Paolo II a noi Sacerdoti è stato il
suo libro Dono e Mistero, nel quale,
con tratti di straordinaria levatura spirituale e delicatezza umana, è narrata
la profondità e la bellezza della vocazione sacerdotale. Di questa bellezza
siamo tutti testimoni per la nostra stessa vocazione e a questa profondità
siamo tutti chiamati. Dimensioni queste che si documentano in una lieta e chiara
fedeltà a Cristo, alla Chiesa, alla nostra identità, in comunione con Pietro,
con tutti i suoi Successori e stretti dal materno abbraccio della Beata Vergine
Maria!
Carissimi confratelli e amici, siamo
Sacerdoti! Che Vocazione straordinaria! Quale via efficacissima e tremenda per
diventare anche noi, come Giovanni Paolo II, santi! Santi di quella santità che
viene solo da Dio e che si manifesta nella fedeltà, perché il nome dell’amore,
nel tempo, è “fedeltà”. Si manifesta nella bellezza di una vita capace di
mostrare Dio agli uomini, introducendoli nel rapporto con lui!
Allora,
auguri vivissimi di santità!
Mauro Card. Piacenza
Prefetto