Intervento di Sua Eccellenza Celso Morga
al XXII Corso internazionale per i Formatori dei Seminari
Istituto “Sacerdos”, Leggiuno
Lunedì 11 luglio 2011
Per cominciare, vorrei riferirmi all’intervento del Santo
Padre ai seminaristi di Roma, nel marzo scorso.
Di per sé, la competenza della Congregazione sarebbe la
formazione permanente e non quella nei seminari, ma il legame tra le due è
logicamente evidente, oltre che conveniente dal punto di vista dell’esperienza.
In ogni caso, è molto importante che nella formazione si
segua lo schema dell'Apostolo Paolo che nelle sue lettere ha sempre lo stesso
metodo: presenta il contenuto della chiamata cristiana, il dogma, il contenuto
affascinante, e dopo fa la parte parenetica, esortativa: “Vi esorto dunque”.
Consapevole che quel mistero di Cristo in noi bisogna viverlo. Non c’è nulla di
meccanico, non basta ascoltare il mistero ed essere battezzato, ma c’è un
passaggio delicato: “vi esorto dunque”. Adesso dovete vivere così, e non è
automatico.
Vale per la vocazione cristiana, ma anche per la
formazione sacerdotale: avete una delle più grandi responsabilità davanti a Dio
e alla Chiesa. Si deve seguire lo stesso schema: presentare ai candidati il
mistero di Cristo con il suo fascino, la bellezza della buona teologia, e insieme
esortare i seminaristi a vivere così. Anche a 80 anni, sentiremo questo “vi
esorto dunque”, la lotta è continua per rispondere alla nostra vocazione.
Nel lavoro della Congregazione, nelle richieste di
dispense, negli scrutini, nella documentazione ricevuta, si nota spesso questo errore
grave da parte dei formatori di pensare che il sacramento possa supplire, che possa
fare miracoli nei confronti di un candidato non adatto, o non pronto. Ma
sappiamo che il sacramento esige una preparazione…
I giovani che vi sono affidati hanno ricevuto una
chiamata da Dio: dobbiamo essere sempre coscienti che la vocazione non è
iniziativa loro, né dei loro genitori, né dalla parrocchia o di un movimento: sono
su questa strada perché Dio li ha chiamati. Perciò, noi non stiamo formando dei
professionisti, ma dei chiamati; per esercitare un ministero specifico, e dobbiamo
avere sempre in mente che tutto il lavoro della formazione serve ad assecondare
questa chiamata di Dio, per verificare se è autentica. La vocazione è così
importante che tutto è indirizzato a far sì che questa chiamata sia accolta e
porti frutti.
È un lavoro esigente al massimo: occorre tutta la nostra
disponibilità e attenzione per trattare con il più grande rispetto il mistero
profondissimo di quel giovane.
Questa chiamata deve essere nutrita per condurre ogni
giovane all’intimità con Colui che lo ha chiamato. E come posso mostrare una
strada che io stesso non percorro? Innamorarsi di Cristo. Nulla preferire a
Cristo, al suo amore. Il nostro cuore è fatto per amare. Se quel cuore non si
riempie di amore per Cristo, si riempirà di altro. Ma, di fatto, nient’altro lo
potrà riempire: né la comunità, né il lavoro sociale o pastorale… è per questo che implica un’esclusiva,
e perciò tanto più profonda dovrà essere l’intimità con Lui nel Seminario,
perché questo amore è conquista, avventura, lotta fino al “requiescat in pace”.
Purtroppo, è nei nostri processi di dispensa che ci
accorgiamo dei ragazzi formati per la lotta per la giustizia, per il lavoro nella
comunità a prescindere dal chiaro insegnamento che tutto ciò ha senso solo se è
generato dall’amore a Cristo. La comunità e la lotta per la giustizia non sono
sufficienti a rispondere alle esigenze infinite del nostro cuore.
Cristo chiama i suoi discepoli: “Seguimi”. è importante entrare in tutti i
particolari, il Vangelo non è una cosa del passato, Cristo continua a passare
lungo il lago e a chiamare questo ragazzo.
Per questo vorrei soffermarmi sui capitoli 14-17 di
Giovanni, dove Gesù spiega a tu per tu ai discepoli come devono fare: “senza di
me non potete fare nulla”. E finisce con il discorso sacerdotale e il tema
dell’unità: sono capitoli fatti per noi, possono fare tanto e tanto bene.
Infine vorrei sottolineare 4 caratteristiche che questi
giovani dovranno avere:
1. L’umiltà. Saranno strumenti. Servitori. Tutta
l’attività sacerdotale è servizio. L’umiltà è cristologica, ricordiamo Fil 2. L’umiltà
di Cristo non è timidezza. Ma niente protagonismo: “la gente viene a me perché
sono bravo, perché so parlare, ecc.” Se mettiamo noi stessi al centro, Cristo
non può passare.
2. La dolcezza, l’amabilità. Certi seminari hanno insegnato
che ci vuole la durezza per gestire bene le parrocchie, ma così l’autorevolezza
diventa autoritarismo. Il lavoro pastorale si può svolgere benissimo senza quella
durezza che spesso scambiamo per fortezza. Invece, ci sono già tante cose che
fanno soffrire le persone, perciò bisogna saperle amare, trattarle con
dolcezza… e se ci fa male la testa o lo stomaco, a volte è meglio rimanere a
casa con l’aspirina piuttosto che, in balia del nostro stato d’animo,
maltrattare gli altri.
3. La magnanimità: cuore grande, essere veri uomini, essere
sinceri, vedere le cose con ampiezza, non lamentarci “qui nessuno mi capisce,
mi apprezza”. La vera curiosità, l’affabilità, il modo di presentarci, la cura di
noi stessi. La gente ha bisogno di avere davanti un uomo, come san Giuseppe,
che seppe affrontare la vita senza paura.
4. L’amore pastorale sia quello di un padre e di una
madre.
Infine, ricordare a noi stessi per primi e quindi
testimoniare ai ragazzi, che la chiamata è ecclesiale, che ci include in un
corpo, con tanta diversità di persone; occorre preparare il giovane a non
idealizzare le condizioni nelle quali si svolgerà il ministero: si potrà
trovare con un parroco già stanco, una comunità che non è tutto amorosa e
accogliente… dove si è mandati si può trovare di tutto, ma questo ci deve
fermare. Siamo santi e peccatori nella Chiesa. Ci confessiamo frequentemente
perché lo sappiamo. La Chiesa non è una comunità ideale: non tutti ammireranno
il sacerdote, non tutti gli diranno “come stai oggi”…. Educare ad essere saldi,
ad essere un uomo in questo contesto. Vedere la Chiesa con gli occhi della
fede.
Domande libere:
1. Grazie
Eccellenza. Vorrei che ci ricordiate i diritti e i doveri del sacerdote
diocesano.
R.: Fare così l’elenco dei testi del diritto canonico non
è facile! Cominciamo dai doveri, la parte più importante: il dovere primordiale
dell’attenzione pastorale, affinché la comunità affidata abbia tutti i mezzi
possibili di sacramenti, predicazione e governo pastorale per santificarsi.
Questo ci obbliga alla residenza abituale, ad un orario in
cui la gente possa trovarci, a non negare i sacramenti ragionevolmente chiesti.
Offrire la possibilità della messa quotidiana, della confessione frequente,
portare la comunione e visitare gli ammalati, non dimenticare coloro che si
sono allontanati, non negarsi a quelli che ci cercano… sapere fare ecumenismo
in comunione con le norme della Chiesa.
Poi i doveri del parroco, e poi i diritti: avere anche
noi i mezzi che ci aiutino a custodire la propria vocazione. Ad esempio le
associazioni sacerdotali e i movimenti offrono una formazione permanente (che
comunque, prima di tutto, è compito della Diocesi) e costituiscono una
compagnia che aiuta a perseverare nella vocazione.
Abbiamo anche il diritto di vivere del proprio lavoro, di
avere una vita decorosa e, al bisogno, poter sostenere coloro che ci sono a
carico: la signora che gestisce la casa, i genitori… ho l’esperienza che quando
un sacerdote è veramente sacerdote, non gli manca mai il necessario. Cristo da
il cento per uno, ma noi dobbiamo dare l’uno, cioè tutto di noi.
E, infine, non siamo macchine, abbiamo anche bisogno di
riposo…
2. In Congregazione
c’è una cartella per ogni sacerdote o solo quando arriva un caso?
R. Certamente la Congregazione non prende l’iniziativa di
schedare tutti! Riguardo alla grande maggioranza dei sacerdoti, non ci sono pratiche.
Tanto più che ci occupiamo solo dei sacerdoti di diritto comune: non orientali,
non religiosi… La Congregazione ha competenza universale solo per le richieste
di dispensa dagli obblighi connessi con il ministero. Problematiche complesse
vengono anche trattate in collaborazione con altri Dicasteri, che vengono
coinvolti ognuno per la propria competenza specifica.
3. Che succede se
il parere dei formatori è contrario all’ordinazione, mentre il Vescovo la
vuole?
R. Nel trattare le richieste di dispensa, si vede bene
che tante volte i formatori avevano ragione di sconsigliare l’ordinazione del
candidato; per il Vescovo è molto rischioso non seguire il loro parere, perché
in genere i formatori hanno più elementi per giudicare l’idoneità del
candidato. Un Vescovo prudente non si lascia persuadere facilmente
dall’insistenza del candidato o della sua famiglia; specialmente se il ragazzo
è stato espulso da un altro seminario, è obbligatorio chiedere le motivazioni, e
sono necessari elementi veramente consistenti e decisivi per stabilire
diversamente.
4. Che succede se
il candidato cambia paese? E per le dispense, quale può essere la ragione?
R. 4.1 Il primo caso è un po’ simile a ciò che si è detto
prima; non ci sono motivazioni di per sé contrarie allo scambio dei ministri, che
anzi può arricchire la Chiesa, la quale è universale: siamo ordinati innanzitutto
per la Chiesa universale. Il Codice dopo il Concilio ha voluto diminuire
l’importanza dell’incardinazione: ci vuole ordine, non vogliamo chierici girovaghi,
ma l’ordinazione è per tutta la Chiesa. Negli scambi bisognerà tener conto che possono
insorgere problemi per differenti mentalità, ma anche quelli si risolvono. Il
Vescovo ad quem deve essere attento
al parere del vescovo a quo, la
situazione giuridica deve essere chiara; è giusto che vi sia un periodo di
prova, ma non troppo lungo.
4.2. Purtroppo succede che alcuni sacerdoti, avendo
abbandonato il ministero, non chiedono la dispensa per pura pigrizia, per non intraprendere
la procedura; altri perché aspirano a cambiare la Chiesa, anche se ormai pochissimi
con questa mentalità. Il Santo Padre desidera che specialmente i casi antichi vengano
risolti quanto prima.
5. Una domanda
circa i delitti gravi: proviamo rabbia, scandalo, riconosciamo le nostre
debolezze, il Papa e le Congregazioni hanno reagito, ma vorrei chiedere se
effettivamente vi rendete conto che i seminari sono più seri, che queste cose
non si ripeteranno mai.
R. La mia impressione personale e che sono state prese le
misure necessarie riguardo alla formazione in genere, per far fronte a questi
problemi; ma c’è una difficoltà di tipo morale, perciò non si può dire che non
ci sarà più in tale data; la proporzione numerica dei casi denunciati è scesa molto;
il fenomeno sembra che si sta risolvendo. Ma l’attenzione deve essere costante,
perché la natura umana è sempre capace di ricadere.
La mia impressione è che il fenomeno viene da un clima
generale di pansessualismo. La società ha puntato il dito contro la Chiesa che
deve essere il sale della terra e la luce del mondo, ed è giusto. Ma è anche ipocrita
ridurre così il problema, perché nella società tutto spinge a godere del sesso
in tutti i modi, e tutto sembra lecito, e ciò accade in tutti gli ambiti.
6. Discorso del
Cardinale sulla castità a Torino: purificazione della memoria…
R.: Si, magnifica conferenza, che consiglio di leggere e
meditare.
7. Tre situazioni.
1: un monaco chiamato dalla sua comunità, quella di D. Barsotti: sposato,
matrimonio riconosciuto nullo, un figlio a carico; secondo me, questo semplice
fatto dovrebbe fare riflettere. La comunità, in vista di un futuro servizio
alla diocesi, lo ha indirizzato verso il sacerdozio; personalmente ritengo che
ha una vocazione monacale, collaudata, ha fatto i voti, ma non mi sembra avere
una vocazione di sacerdote diocesano.
R.: Circa il figlio, paragoniamo con i sacerdoti che
chiedono a noi la riabilitazione: 25-30 casi all’anno, e noi nelle norme
chiediamo che il matrimonio civile sia sciolto, che sia stato dichiarato nullo
se era canonico, e se ci sono figli, che siano autonomi economicamente, per
guadagnarsi la vita; si tratta di un diritto naturale del figlio: anche se sta
con la madre ha diritto alla presenza del padre, alla sua disponibilità; dunque
non si ordina finché il figlio sia totalmente autonomo, e consenziente anche
lui, possibilmente.
Poi bisogna che la vocazione sia sua: non è la sua
comunità che lo indirizza, è lui che deve chiedere l’ordinazione o meno, e
sottoporre al giudizio della Chiesa la vocazione che percepisce.
Se come monaco o come prete diocesano, il Vescovo e la
comunità possono aiutare a discernere; l’importante è non forzare, per non
perdere una vera vocazione solo perché non si adatta bene al tipo di vita: bisogna
pensare al bene maggiore di avere un sacerdote per la Chiesa.
7.2 Il Vescovo ha
costituito una commissione per i scrutini composta anche da laici; giustifica
perché la commissione si può pronunciare sul caso dopo aver sentito tanti; poi
perché il Vescovo deve sentire la Chiesa, composta anche di laici, per chiamare
agli ordini. Dunque i formatori che vivono quotidianamente col candidato sono
equiparati per il voto a laici che non conoscono…
R. è una
novità, non c’è nessun canone in materia, può avere la sua giustificazione, ma
ciò che è previsto sono gli “scrutini”, pareri scritti da chi conosce il candidato:
parroco, laici della parrocchia, ecc., valutati poi dalla commissione. Io
insisterei sul fatto che mettere laici con pari responsabilità nella
commissione di valutazione, è una novità assoluta, che almeno il Vescovo ne sia
conscio.
7.3. Se la Congregazione
conosce il caso?
R. Potete informare la Congregazione per l’Educazione
Cattolica. Anche i laici sono Chiesa, possono essere sentiti, niente lo
impedisce, ma non è previsto dalla Chiesa… è meglio avvertire.
7.4 Nel seminario
noi abbiamo accolto 3 membri di una comunità di diritto diocesano. Hanno
chiesto che fosse presente anche un loro educatore, diventato vice rettore. Di
fatto, sono diventati un corpo “a sé”, continuano a seguire la loro vocazione,
il venerdì se ne vanno con il loro formatore. I seminaristi si chiedono: sono
con noi o no? Sono diocesani o no? Il seminario è un hotel? Che convivenza?
R. Il seminario deve avere un regolamento, uno statuto,
che regola la vita ordinaria; se il Vescovo permette loro di vivere dentro,
perché no, ma è un po’ come se fossero direttamente sottomessi al Vescovo. Non
sono comunque del seminario. Anche questo è una novità. L’importante è la
libertà del foro interno, la convivenza, la preghiera in comune, per non fare
l’hotel. Più di questo non posso dire, non conoscendo queste persone, né
l’associazione alla quale appartengono.
8. Sopra il caso
che l’équipe dice al Vescovo che non si può ordinare, e il Vescovo lo vuole
fare lo stesso; a chi si devono rivolgere i formatori? E sul processo breve di
coloro che hanno lasciato il ministero ma vogliono vivere in comunione.
R. Si, si può informare di tutto la Santa Sede, è
l’istanza superiore; la Congregazione competente è quella per l’Educazione
Cattolica. Comunque, qualora si ritenesse opportuno comunicare, è bene inviare il
proprio giudizio per iscritto.
Per ottenere la dispensa dagli obblighi connessi con il
ministero, il sacerdote deve scrivere al Santo Padre, spiegando il motivo: ho
perso la fede, ecc. L’Istruttore nominato dall’Ordinario farà delle domande in
parte prestabilite, circa l’idoneità e l’irreversibilità, che sono le due
causali fondamentali: non idoneo, o situazione irreversibile a motivo della
presenza dei figli, dell’età, ecc. Bisogna anche ascoltare come testimoni (3-5
al massimo) su questi argomenti, altre persone informate, come ad esempio i
compagni di seminario; poi aggiungere gli scrutini, il voto del Vescovo con la
dichiarazione che non si deve temere lo scandalo, e il voto dell’Istruttore.
Si presenta alla Congregazione per il Clero l’intera documentazione,
che verrà esaminata da 3 commissari, i quali si riuniranno poi presso il
Dicastero e discuteranno i loro pareri; infine, se emergono delle valide
motivazioni, si presenta il caso al Santo Padre per domandare la grazia.
La regola dei 40 anni minimi di età non è assoluta con
Papa Benedetto XVI: in questo caso, la richiesta viene studiata da 5 commissari
e se non c’è qualcosa di particolare, di grave (come l’omosessualità,
l’alcolismo), si aspetta comunque.
Il Santo Padre incoraggia i Vescovi a cercare di sanare
le situazioni di coloro che hanno abbandonato il ministero, sollecitandoli a chiedere
la dispensa, e se il sacerdote si rifiuta, il Santo Padre ha dato alla
Congregazione le facoltà di procedere “in poena”. Soprattutto dopo lo scandalo della
pedofilia, spesso quei sacerdoti non si riescono a rintracciare, mentre nei
paesi anglosassoni la diocesi è considerata responsabile dei misfatti dei
sacerdoti, anche economicamente. Dunque, per chi ha abbandonato il ministero illegittimamente
da più di 5 anni, si può procedere. Se si rifiuta di chiedere la dispensa, se
si sa che ha figli, che convive, si dimette “in poena”.
9. Domanda più
assiomatica: come si bilancia un processo di laicizzazione. Da un lato dobbiamo
preservare il Popolo da un sacerdote indegno, e dall’altro dobbiamo lasciare la
possibilità di conversione…
R. Lei ha detto molto bene di questo equilibrio: la
Chiesa è madre, non possiamo fare il pendolo passando da un estremo all’atro,
dal non fare niente davanti ai delitti, alla rigidità estrema nella quale, alla
prima denuncia, alla prima voce che arriva, si castiga.
San Paolo ha dato una norma: aspettare almeno due
testimonianze, verificare che il delitto sia commesso. Comunque la Chiesa rimane Madre anche se il
delitto c’è stato. Dobbiamo ricuperare l’equilibrio. Un mio formatore mi ha
appena scritto: non dimenticare che i sacerdoti hanno bisogno di giustizia ma
anche di misericordia. c’è il
pericolo oggi di affrettare il castigo, la sospensione o la dimissione, ma bisogna
tener conto del fatto che molti sacerdoti hanno sofferto da innocenti. Ad
esempio, negli USA i casi comprovati in sede giudiziale sono relativamente
pochi, dal 1950 fino ad oggi. Molti sacerdoti stanno soffrendo attualmente per
questa ingiustizia, anche per colpa dei confratelli: dunque ci vuole molto
equilibrio.
Giustizia per le vittime, ma non soltanto per le vittime: anche i sacerdoti, e anche quelli criminali, hanno diritto al rispetto. Tanto più che si tratta più di ammalati che di delinquenti, in questo campo. Se la legge prevede il carcere, ci vadano pure, ma non perdano la dignità.
10. Quando un
sacerdote si dedica solo al proprio movimento?
R. Tu sei sacerdote per la Chiesa universale, non puoi
ridurti ad una parrocchia, o a un gruppo; se sei ordinato per questa diocesi, per
questo movimento, evidentemente avrai un ministero prioritario per questo
movimento, questa diocesi, ma senza esclusiva. Se ti dedichi bene, ti si allarga
il cuore per servire meglio anche gli altri; il ministero sacerdotale dilata il
cuore.
_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
Il programma “Biblia Clerus”
della Congregazione per il Clero
Carissimi confratelli!
Si tratta di un progetto della Congregazione lanciato nel 2004, e che ha approfittato di 10 anni di sviluppo anteriore, essenzialmente per permettere una lettura “ecclesiale” della Parola di Dio.
Anticipando su ciò che Papa Benedetto chiamerà “l’ermeneutica della continuità”, lo scopo era di approfittare dei progressi tecnologici per dimostrare in modo visivo la cattolicità “diacronica” e “sincronica” di cui parlava l’allora Cardinale Ratzinger, e in particolare di collegare tra di loro la Parola di Dio, la Tradizione e il Magistero.
Per materializzare la Tradizione, era necessario fare una scelta, ci siamo accontentati di rappresentarla attraverso i libri liturgici e le opere dei 33 dottori della Chiesa, la cui autorità viene proprio riconosciuta dalla Chiesa perché il loro insegnamento ci permette di entrare nel modo più sicuro e diretto con il mistero di Cristo, qualunque sia la loro diversità di epoca o di stile, dai barbuti orientali del IV° secolo alla giovane Teresa del fine XIX° secolo. Comunque già siamo riusciti ad integrare nel database le opere quasi complete di 11 di questi dottori, e il lavoro prosegue.
A livello di Magistero, ora abbiamo quasi l’integralità degli insegnamenti dei Papi da Pio XII fino al 2010, e questo in 6 lingue: spagnolo, inglese, italiano, francese, portoghese, tedesco. Più il Denzinger in diverse lingue, i Testi fondamentali come gli insegnamenti conciliari, i catechismi di Trenta e della Chiesa Cattolica, il Compendio, i Codici di diritto canonico del 1917, 1983 e il Codice Orientale; cerchiamo anche di incorporare man mano tutte le encicliche, oltre i testi fondamentali.
E a livello di Parola di Dio, abbiamo 13 traduzioni cattoliche della Bibbia in queste lingue, comprendendo il testo ebraico, greco e latino della Volgata e Neo-Volgata.
Non è un programma di esegesi biblica: non si possono fare ricerche su pezzi di parola, declinazioni, ecc. come in Bibleworks, Accordance, ecc.
Ma possiede una caratteristica unica, che non si trova in nessun altro programma al mondo: sono state estratte tutte le citazioni bibliche e tutte le citazioni di 117 documenti considerati come “essenziali”, di prima utilità: quelli dell’ultimo Concilio, delle encicliche e delle esortazioni post-sinodale degli ultimi 60 anni, del Catechismo della Chiesa Cattolica, dei Codici di diritto, delle principali opere di San Tommaso per la parte speculativa, di San Benedetto e dei dottori del Carmelo per la vita mistica.
Così potete chiamare nella finestra superiore qualunque dei documenti di cui avete l’elenco nella finestra inferiore, e in modo automatico vedrete apparire nella finestra a destra tutti i luoghi del database dove il contenuto di questa finestra viene citato.
Soffermiamoci sugli usi possibili:
Cominciamo con l’esempio forse più utile per noi: premete il sesto pulsante in alto, “Liturgia”: se la Congregazione per il Culto divino non cambia parere nel frattempo, avete qui un calendario perpetuo valido per i prossimi mille anni, per fare apparire immediatamente le schede di ciascuna lettura della liturgia di qualunque giorno. Andate sulla data di domenica prossima, 17 luglio.
Appena accettata questa data, appaiono le schede delle tre letture e del salmo della domenica:
Nel nostro caso, la scheda si è aperta sui primi versetti dopo il v. 24 del capitolo 13 di Matteo, appaiono 4 versetti ma potete chiudere diversi paralleli per farne apparire di più, e nella parte destra trovate l’elenco di tutti i passi dove questi 4 versetti vengono citati.
Nel caso dei Vangeli, l’elenco è lunghissimo, per questo lo abbiamo suddiviso seguendo una certa logica:
- in cima, ciò che è proprio e vero commento: comincia con i Lezionari patristici approvati dalla Congregazione per il Culto Divino che forniscono delle omelie “tutte fatte” dei Padri su questo Vangelo. Poi avete i passi paralleli, poi, in francese solo, il Commento “Bible chrétienne” preparato da monaci come frutto della loro lectio divina: è una lettura già “digerita” di tutta la bibliografia esegetica recente, confrontata con i Padri della Chiesa: “nova et vetera”. Poi avete, in quattro lingue per ora, la famosa “Catena aurea” con il commento continuo dei 4 Vangeli da parte di 15 dottori orientali e 15 dottori latini, chiesto dal Papa a San Tommaso per dimostrare, già all’epoca, l’unità profonda tra oriente e occidente.
- Poi il Magistero, cominciando dai testi di maggiore autorità per finire con tutti gli “insegnamenti”, le omelie, i discorsi, le udienze generale dei Papi. Sembra poco, ma già in sei anni il nostro Santo Padre ha avuto l’occasione di predicare su quasi tutti i testi che servano effettivamente la domenica, e il suo punto di vista vi da subito un’altezza di veduta e delle tracce meravigliose per preparare la vostra propria omelia.
- Poi i commenti delle opere teologiche di San Tommaso sul passo, perché è stato proclamato dall’ultimo Concilio guida per la speculazione.
- Poi tutti gli altri testi, secondo la logica del Catechismo: i testi di vita spirituale, perché la preghiera è lo scopo; i testi che si possono ricondurre alla morale, la vita in Cristo; i testi di sacramentaria, forma della vita cristiana; finalmente, i testi che citano il passo a proposito di un aspetto o l’altro del mistero della fede.
Quando si tratta di commenti di Vangeli, le citazioni sono veramente numerosissime, e vi permettono di orientare la vostra omelia verso l’uno o l’altro di questi quattro indirizzi della predicazione, secondo i bisogni. Ma ci sono i testi “rari”, sui quali è difficile trovare commenti, e che talvolta incidono di più a motivo della loro rarità. Prendete per esempio la prima lettura, del libro della Sapienza:
Vedete quanti commenti di diverso genere avete a disposizione per costruire la vostra meditazione?
Tra i nostri compiti, c’è anche quello di nutrirci, di capire e di esporre il Magistero. Il programma ci aiuta, permettendoci di commentare qualunque paragrafo dei documenti che fanno autorità con interventi “minori” del Santo Padre, o con i Direttori e le Istruzioni delle Congregazioni.
Per esempio, se volete preparare un intervento sulla “vera fisionomia della speranza cristiana”, tale come esposta dal Santo Padre nell’Enciclica “Spe Salvi” (n. 24)
- scegliete il documento, sia nella finestra inferiore
e una volta giunti al paragrafo desiderato, cliccando sul pulsante rosso “Studia”
- sia direttamente digitando il suo riferimento sul link ipertesto azzuro, in cima a destra:
Risultato: ottenete già un’omelia e due discorsi dello stesso Santo Padre per spiegare autorevolmente cosa intende far passare nel Popolo cristiano tramite questo brano della sua Enciclica:
Potete procedere allo stesso modo per trovare dei commenti a San Tommaso d’Aquino, al Concilio, al Catechismo… se un documento posteriore cita uno dei 190 documenti del nucleo, il riferimento si vede immediatamente. Il programma crea attualmente circa 1.500.000 vincoli tra i documenti di una stessa lingua, senza parlare dei vincoli alle altre lingue.
Non serve solo trovare il commentario giusto a un testo che fa autorità; per lavorare, abbiamo bisogno ancora di due strumenti: una ricerca booleana sulle parole, e una ricerca tematica (attualmente solo in francese).
Tutte due si trovano sotto il pulsante “Strumenti”:
Se per esempio scegliete “Purgatoire” e lanciate la ricerca, troverete un lungo elenco di documenti che adoperano questa parola: se scegliete i testi degli autori più antichi, troverete che la parola si trova già nella “Città di Dio” si Sant’Agostino, in San Girolamo, in Origene… non è un’invenzione del secondo millennio!
Altre ricerche utile, sono quelle direttamente sul testo biblico: in particolare, il testo greco delle LXX può servirvi da “trait d’union” tra l’Antico e il Nuovo Testamento, perché vi permette di fare delle ricerche sulla stessa radice nell’uno e nell’altro. Se per esempio volete trovare da dove viene la formula sacerdotale di Gv 10, 36 “Colui che il Padre ha consacrato e mandato”, cliccate sulla parola agiazw nel testo greco, premete “ricerca diretta”, e il programma vi troverà tutti i testi dell’antico e del nuovo testamento che si servono di questa radice per rendere l’idea di santificazione, di consacrazione, di sacerdozio…
Il programma soffre di due difetti maggiori:
1- è gratuito, mentre la gente non stima ciò che non gli costa. Ricordatevi comunque che è il frutto di 17 anni di lavoro notturno da parte di numerosi sacerdoti, che l’hanno realizzato solo allo scopo di aiutare i confratelli. Uno di loro ha già raggiunto il Padre.
Le 3000 opere contenute sono delle traduzioni del dominio pubblico, scansionate e corrette con grande fatica e dispendio, o sono pubblicate con il generoso accordo di editori cattolici – tra parentesi, se qualcuno tra di voi può contribuire, spedendo alla Congregazione il frutto delle sue scansioni di testi utili per i sacerdoti e esenti da diritti di autore, la Congregazione è interessata, sia per il sito-biblioteca “clerus.org” che per questo programma di ricerca “bibliaclerus”.
Comunque, potete immaginare quanto vi costerebbe acquistare 13 bibbie, gli atti del Concilio e la raccolta delle encicliche in 7 lingue, 6 somme teologiche di San Tommaso, le opere complete di Sant’Agostino, San Giovanni Crisostomo, San Giovanni della Croce, Santa Teresa di Avila, Santa Teresa del Bambino Gesù, Santa Caterina da Siena, San Bernardo, San Francesco di Sales, San Girolamo, e tanti altri…
Questa ricchezza, la potete diffondere attorno a voi:
- sia scaricando direttamente il programma completo a partire dalla nostra page di “clerus.org”: viene aggiornato ogni due-tre mesi.
- sia copiando e distribuendo il CD che avete a disposizione.
- sia scrivendo alla Congregazione per farvi spedire un numero più importante di CD, per esempio tramite la Nunziatura.
2- Il secondo limite è che il programma è compilato per i processori “Intel” per essere più veloce, e dunque non funziona su Macintosh, a meno di comprare un emulatore, o di utilizzare gratuitamente l’utilitario “Wine” se siete in possesso di un Macintosh moderno con processore Intel.
Potete installare questo utilitario seguendo i consigli di questi link, dicono che funziona benissimo:
http://wiki.winehq.org/MacOSX/Installing
http://ictuswin.com/3/article.php3%3Fid_article=26.html
Se no, esiste una versione “online” sul sito della Congregazione, www.clerus.org
Il contenuto è un po’
più ridotto, e soprattutto viene diviso per lingue. Nonostante questi limiti,
deve essere considerato utile, perché 19.000 visitatori diversi lo consultano
ogni mese. Non contiene un motore di ricerca oltre quello interno al sito, ma
tutti i link verso una stessa lingua sono presenti, basta premere sul tasto
“comment” dopo ciascun paragrafo per ottenere lo stesso elenco di commenti che
nel programma desktop: nell’esempio sotto, il catechismo cita San
Tommaso, poi Dei Verbum, poi il Denzinger, senza parlare della Sacra Scrittura:
è possibile leggere contestualmente tutti i passi citati.
Alla
fine di ciascun paragrafo, si può premere sul tasto “Comment”: fa apparire
nella collana di sinistra tre tipi di link:
1-
il passo corrispettivo del Compendio
2.-
i passi dei documenti magisteriali posteriori al testo che lo spiegano: per
esempio, l’applicazione che ne fa il Direttorio generale per la catechesi, e
poi tutte le citazioni fatte del passo dal Beato Giovanni Paolo II e da Papa
Benedetto nelle omelie, udienze generali e allocuzioni.
3.
Una tavola di temi chiave (purtroppo, ancora solo in francese) in rapporto con
il § citato: nel nostro caso, “carità – Combattimento del credente – Speranza –
Digiuno – Perseveranza”. Su ciascuno di questi temi, si possono vedere i
passi-chiave paralleli della Sacra Scrittura, di San Tommaso, del Concilio
Vaticano II e del CCC.
Con un “aspiratore di sito” è possibile trasportare questo programma on-line sul proprio computer. Bisogna solo badare che ci sono 25.000 file per qualunque lingua…
Carissimi confratelli, spero di avervi messo l’acqua in gola, e che raggiungerete la numerosa comunità di coloro che si dilettano ad investigare le ricchezze inestimabile della Parola di Dio con nuovi mezzi, alla luce di questo patrimonio universale di sapienza, prudenza e santità, così tipico di ciò che è la Chiesa, reso facilmente accessibile!