Los
Angeles – Chiesa Cattedrale di Nostra Signora degli Angeli
Domenica,
2 Ottobre 2011
Santa
Messa nella XXVII Domenica del Tempo Ordinario
Omelia del
Cardinal Mauro Piacenza
Prefetto
della Congregazione per il Clero
[Is 5,1-7; Sal 79; Fil 4,6-9; Mt 21,33-43]
X
Venerato
fratello nell’Episcopato,
carissimi
Confratelli nel Sacerdozio e cari Diaconi,
carissimi
fedeli tutti,
è
per me motivo di profonda gioia celebrare l’Eucaristia, per la prima volta, in
questa Cattedrale, dedicata a Nostra Signora degli Angeli, e sin d’ora affido
alla Beata Vergine Maria le vostre esistenze, perché siano sempre più “vigna
del Signore”, luoghi di vita, in cui il Signore possa potentemente operare e le
nostre libertà, fecondate dalla grazia, possano portare frutto.
Nella
parabola che abbiamo appena ascoltata, si intrecciano due misteri centrali
della nostra fede cristiana: il mistero della predilezione di Dio e il dramma
della non comprensione dell’uomo.
La
vigna piantata dal Signore, come spiega lo stesso Profeta Isaia, è immagine del
popolo di Israele, prediletto da Dio e vero e proprio luogo teologico della Sua
manifestazione nella storia. Attraverso il popolo eletto, Dio ha parlato
realmente a tutta l’umanità, conducendola, gradualmente ma efficacemente, alla
professione di fede nell’unico vero Dio, che è il Dio di Abramo, di Isacco e di
Giacobbe.
Non
comprenderemo mai abbastanza il metodo di Dio, che sceglie un particolare,
attraverso il quale far passare la totalità che Egli è ed esprime. Direbbe il
grande teologo Von Balthasar: “il Tutto nel frammento”. Attraverso quel
“frammento”, che era il popolo di Israele, e attraverso la predilezione che Dio
ha per quel popolo, tutta l’umanità è guidata all’incontro con il Signore del
tempo e della storia.
Di
quella misteriosa predilezione, noi, qui oggi, siamo figli e ad essa guardiamo,
con profondo rispetto, gratitudine ed ammirazione, nella consapevolezza che
vertice della predilezione di Dio è l’invio del Suo Figlio Unigenito.
In
Gesù di Nazareth continua, misteriosamente e realmente, il metodo di Dio, che,
passando, questa volta, attraverso un singolo uomo, cioè facendosi uomo, si
rivela pienamente nella storia.
Grazie
al Mistero dell’Incarnazione, Dio si unisce, in certo modo, ad ogni uomo (cfr. Gaudium et spes, 22) e quella predilezione,
che prima era riservata ad un solo popolo, anche attraverso l’atteggiamento di
rifiuto dei vignaioli, diviene accessibile ad ogni uomo. In questo senso il
Signore afferma: «A voi sarà tolto il
Regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».
Il
mistero della predilezione, poi, non è, come talvolta si intende, una
“preferenza discriminante”, ma è l’amore unico, esclusivo, totale che Dio è
capace di riversare su ciascuno. Mentre noi uomini, nella preferenza, viviamo
sempre la tentazione di una selezione, per Dio la predilezione altro non è che
il Suo modo divino di amare: Dio predilige tutti e chiama ciascuno ad entrare
in comunione con Sé.
Tale
mistero, come abbiamo pregato nel salmo, è esposto ad ogni attacco: «la devasta il cinghiale del bosco e vi
pascolano le bestie della compagna». Dobbiamo difendere, cingere,
proteggere la vigna che il Signore ha piantato; quella vigna che siamo anche
noi, la nostra anima, nella quale i frutti, che lo Spirito abbondantemente
semina, domandano di giungere a piena maturazione.
Nell’umanamente
inspiegabile pretesa dei vignaioli di ereditare la vigna, uccidendo il figlio
del padrone, si palesa, poi, il mistero dell’iniquità umana. Essa è
determinata, a ben vedere, da un errore di giudizio, da una menzogna.
Ogni
qual volta Cristo è cacciato dalla nostra vita o, Dio non voglia, è cacciato
dalla Sua Chiesa, riaccade il dramma della parabola ascoltata e l’uomo
precipita nella illusione, oggi così diffusa, di affermare se stesso eliminando
Dio.
È
la più grande vittoria del menzognero, che ha, come ultimo esito, la privazione
del bene, rappresentato dalla vigna. Alla domanda posta al poeta T. S. Elliot,
se fossero gli uomini ad aver abbandonato la Chiesa o la Chiesa ad aver
abbandonato gli uomini, egli coraggiosamente rispondeva: «Tutti e due», e
specificava che gli uomini hanno abbandonato la Chiesa ogni volta che si sono
dimenticati di se stessi, mentre la Chiesa abbandona gli uomini ogni volta che
si vergogna di Cristo.
In
effetti, l’uomo che si rivolge agli idoli e censura il proprio bisogno radicale
di significato e di felicità, abbandona la Chiesa e, con essa, la possibilità
fisica di entrare in comunione con Dio, attraverso la parola e i Sacramenti.
La
Chiesa, se vuole essere fedele alla missione affidatale dal suo Signore, deve
sempre, incessantemente annunciare Cristo; la Chiesa esiste solo per questo:
annunciare all’umanità la straordinaria predilezione, che Dio le ha voluto
usare, inviando il Suo Unico Figlio come Salvatore! Ogni volta che, per le più
svariate motivazioni, la Chiesa non annuncia Cristo o, peggio, si vergogna di
Lui, abbandona l’uomo. Lo abbandona nel suo peccato, nella sua solitudine e in
una ultima insignificanza, che solo in Cristo trova risposta.
Domandiamo
allo Spirito, in questa Celebrazione Eucaristica, una coscienza viva della
predilezione di cui siamo stati fatti oggetto da parte di Dio, per il dono
della vita, della fede, del Battesimo nella Sua Santa Chiesa. Per il dono di
tutte quelle piccole o grandi opere di bene, che ogni giorno ci è dato di
compiere e che sono i frutti della vigna del Signore. Lo Spirito custodisca in
noi la predilezione di Dio; sia Spirito di fortezza che difende la vigna del
Signore, la alimenta e la feconda incessantemente.
La
Nostra Signora degli Angeli, Giardino chiuso, non intaccato dal peccato, è la
Vigna che ha portato il frutto più bello, perché nel suo grembo è germogliato
il Salvatore.
A
Te, Beata Vergine Maria, affidiamo le piccole vigne delle nostre anime, sapendo
che nella tua sovranità, che si estende fino agli angeli del Cielo, ci accogli,
ci proteggi, ci difendi da ogni male e apri il nostro cuore all’accoglienza
lieta e grata del Figlio del Padrone della Vigna, al Quale, nella fede, a Te
uniti, rinnoviamo il nostro incondizionato “Sì”.