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Ascensione del Signore – B

 

Citazioni di

Ac 1,1-11:                 www.clerus.org/bibliaclerusonline/it/9ajjvja.htm            

Ep 1,17-23:                      www.clerus.org/bibliaclerusonline/it/9axhhka.htm            

Mc 16,15-20:               www.clerus.org/bibliaclerusonline/it/9avvmtp.htm           

 

 

Dopo i quaranta giorni del Tempo Pasquale, durante i quali abbiamo sostato con gli Apostoli alla Presenza del Signore Risorto, la Liturgia introduce il popolo fedele al Mistero dell’Ascensione e lo invita ad assumere due fondamentali atteggiamenti spirituali: la gioia e il desiderio.

Sono atteggiamenti “spirituali” non perché riguardino una nostra disincarnata interiorità o perché si ottengano con un personale sforzo, magari “psico-meditativo”; non è questo il genuino e cristiano significato del termine “spirituale”.

Essi sono “spirituali” perché dono dello Spirito, quindi profondamente radicati nella realtà del rapporto con Cristo Signore, Vivo e Vero, e quindi da domandare continuamente nella preghiera, per poterli accogliere e vivere in tutto il dispiegarsi della nostra cristiana esistenza.

Soffermiamoci anzitutto sul primo: la gioia.

Nella Colletta, abbiamo pregato: «Esulti di gioia, la Chiesa, o Padre».

La Chiesa gioisce dell’Ascensione del Signore al Cielo e invita i suoi figli ad unire la propria voce ed il proprio cuore a questa mistica esultanza.

Ma per quale ragione la Chiesa gioisce?

Non è forse adesso il Signore “invisibile” ai suoi occhi?

Ascendendo al Cielo, non ci ha forse abbandonati a noi stessi, lasciandoci tristi e soli come prima che la Vergine di Nazareth pronunciasse il Suo «» all’annuncio dell’Angelo?

Dov’è ora Cristo Gesù, nostra unica Gioia?

Continua la preghiera di Colletta: «perché nel Tuo Figlio asceso al Cielo, la nostra umanità è innalzata accanto a Te nella gloria».

Siamo chiamati alla gioia, quindi, perché tutta la nostra umanità è ora “innalzata”, in Cristo, accanto al Padre. Infatti, poiché Egli ha voluto farsi Uomo per amore nostro, entrando nella realtà creata, tutto quanto “accade” all’Umanità di Cristo coinvolge, ora, anche noi.

Egli ricapitola in Sé il cosmo intero e lo “tira” fino al Padre Celeste, deponendo lì, ai piedi del «Suo Trono Santo» (Sal 46), il nostro destino di gloria, il “risultato” ultimo e positivo cui la nostra vita è chiamata. È tanto grande il mistero di una simile predilezione, che San Paolo, in catene per amore di Cristo, esclama: «Fratelli, […] comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto» (Ef 4,1). Siamo fatti per il Cielo, per stare al cospetto dell’Altissimo, come figli amati dall’eternità: là v’è un posto preparato per noi, che ci attende e verso il quale dobbiamo orientare ogni nostra energia e azione, tutto il nostro tempo.

Ascendendo al Cielo, Cristo dà alla storia dell’umanità la sua direzione definitiva.

Agli Apostoli – e a noi –, però, non è chiesto di rimanere a «fissare il Cielo», ma di obbedire al comando del Signore: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15).

Non potremmo obbedire realmente a questo comando, appellandoci ad un titanico, quanto improbabile, sforzo di volontà. Anche perché la volontà umana, privata della consolazione e della bellezza del Signore Presente, rimane “spossata” dalle inevitabili fatiche e delusioni della vita.

Al Contrario, Il Risorto è, semmai, “più presente”, perché, elevando alla destra del Padre la Sua umanità santissima, l’ha posta all’origine stessa di tutta la realtà. Tutto ora è a Lui presente e contemporaneo, e, mentre prima la realtà creata rifletteva e rimandava alle perfezioni divine, ora essa è divenuta definitivamente “segno” dell’Umanità di Cristo, luogo in cui Egli continua a rendersi Presente, con un’inconfondibile familiarità.

Come appropriarci di questa “familiarità” della Presenza di Cristo?

Il secondo atteggiamento che, nella preghiera post Communio, domanderemo è, appunto, il desiderio: «Dio Onnipotente e Misericordioso […] suscita in noi il desiderio della patria eterna». La familiarità con Cristo si alimenta nel desiderio di Lui, ed insostituibile palestra ne è la preghiera. Solo nella preghiera si diviene capaci di scorgere, nella compagnia della Chiesa, negli incontri e negli avvenimenti, la Sua Presenza.

Fornace ardente di questo desiderio, poi, è la Santissima Eucaristia, adorata e celebrata, con quanto più ardore è possibile. In Essa, il Signore Risorto continua ad attirare l’universo a Sé, colmandolo della Sua Presenza. Dall’Eucaristia, Egli ci prepara un posto (cf. Gv 14,2).

Domandiamo alla Beata Vergine Maria, che per prima ha partecipato, in corpo e anima, della gloria alla quale tutta l’umanità è chiamata, di accendere il nostro cuore di questo desiderio, che tutto opera per la gloria di Cristo e che, solo da Lui, ogni vero bene ed ogni gioia attende. Amen!

 

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Preghiera dei fedeli

 

Introduzione del celebrante:

Il Signore Gesù, salendo alla destra del Padre, si rende presente agli uomini in modo più vicino e personale. Lo preghiamo con fiducia.

 

1.    Signore Gesù, asceso al cielo alla destra del Padre, sostieni la Chiesa che testimoniare la tua opera di salvezza. Donaci nuove vocazioni sacerdotali e missionarie,

Ti preghiamo: SIGNORE ASCOLTA LA NOSTRA PREGHIERA

 

2.    O Signore, Tu hai dato a ciascuno la grazia secondo la tua misura. Ti preghiamo per Papa Benedetto, per tutti i pastori della Chiesa e per quanti ti annunciano con la parola e la vita,

Ti preghiamo: SIGNORE ASCOLTA LA NOSTRA PREGHIERA

 

3. Ti domandiamo o Signore che le nuove famiglie siano consacrate dal sacramento del Matrimonio. Ti affidiamo il prossimo Incontro Mondiale della famiglie,

Ti preghiamo: SIGNORE ASCOLTA LA NOSTRA PREGHIERA

 

4.    Preghiamo perché i fedeli cristiani e tutti gli uomini imparino ad usare la stampa, la tv, e gli altri strumenti della comunicazione sociale nella ricerca della verità e del vero bene,

Ti preghiamo: SIGNORE ASCOLTA LA NOSTRA PREGHIERA

 

Conclusione del celebrante

O Signore Gesù asceso alla destra di Dio Padre, ti consegniamo la fiduciosa preghiera del tuo Popolo.