I Domenica di Quaresima

Citazioni:

Gn 2,7-9; 3,1-7:                                 www.clerus.org/bibliaclerusonline/it/9abstdc.htm      

Rm 5,12-19:                                      www.clerus.org/bibliaclerusonline/it/9a0i4se.htm

Mt 4,1-11:                                         www.clerus.org/bibliaclerusonline/it/9abtnfd.htm   

 

 

La Quaresima ci guida ad un cammino eminentemente battesimale; è il tempo in cui i catecumeni venivano accompagnati alla ricezione del sacramento, intensificando la penitenza, la preghiera e le opere di carità, per partecipare poi sacramentalmente alla passione, morte e risurrezione di Cristo, tramite il battesimo, durante la veglia pasquale.

In questo itinerario verso la luce della Pasqua, la Chiesa istruisce i suoi figli tramite la liturgia, e così ci introduce per gradi nel mistero di Cristo. Anche coloro che già hanno ricevuto il battesimo,possono «prepararsi con gioia, purificati nello spirito, alla celebrazione della Pasqua, perché, assidui nella preghiera e nella carità operosa, attingano ai misteri della redenzione  la pienezza della vita nuova  in Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore» (Prefazio I della Quaresima).

Questo itinerario battesimale è soprattutto chiaro seguendo le letture del Ciclo A (che possono essere utilizzate ogni anno, a discrezione). Così le cinque Domeniche della Quaresima corrispondono alle cinque catechesi mistagogiche: Cristo, cuore della predicazione, è contemplato come vincitore della tentazione, alla quale ogni catecumeno sarà inevitabilmente esposto (Domenica I). La meta definitiva di tutta la preparazione quaresimale, e di tutta la vita cristiana, è la risurrezione, che è anticipata nel mistero della Trasfigurazione sul monte Tabor (Domenica II). Il battesimo, che trasforma la vita del credente, si riceve per mezzo dell’acqua (Domenica III) e costituisce l’illuminazione interiore per ogni uomo (Domenica IV) e consente di ricevere la vita vera e definitiva (Domenica IV). Tutti questi simboli – acqua, luce, vita – sono immagini di Cristo stesso e della Sua presenza sacramentale nella persona del battezzato.

Questa prima Domenica di Quaresima di propone la catechesi sulle tentazioni, dalle quali non sarà risparmiato né il catecumeno, che si prepara a ricevere il battesimo, né il neofita, nella sua ordinaria vita cristiana. Ma la visione cristiana non è per nulla pessimista. La tentazione non è una vittoria del nemico, ma piuttosto l’occasione della vittoria di Cristo sulle tenebre. La tentazione, alla quale il primo Adamo non riuscì a resistere (I Lettura), accompagna la condizione umana; però, se «per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita» (II Lettura). Il battezzato in Cristo è in grado di resistere alla tentazione perché Cristo ha vinto, e ogni cristiano – incorporato a Cristo tramite il battesimo – partecipa anche della Sua vittoria, in modo che «quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo» (II Lettura).

Tutte le tentazioni, oggi riassunte in quelle di possedere, di dominare e di fingere, potranno essere vinte dal cristiano, se resta fedele alla meditazione della Parola di Dio, all’obbedienza ai Suoi precetti, all’adorazione dell’unico Dio vivo e vero. In sostanza, è necessario allontanarsi da ogni forma di idolatria, dal voler essere come Dio, tentazione alla quale hanno ceduto i nostri progenitori.

Gesù è il modello che ci insegna a vincere ogni tentazione, e anzi a trasformare la tentazione in un’occasione per crescere nell’amore di Dio, per progredire in questo itinerario verso la Pasqua e, in generale, nel cammino verso la santità personale. «Esaudisci, Dio, la mia supplica; tendi l'orecchio alla mia preghiera. Chi parla? Sembra un individuo. Ma osserva bene se sia davvero uno. Dice: Dai confini della terra a te ho gridato, nell'angoscia del mio cuore. Non si tratta dunque di un solo individuo (sebbene in Cristo, di cui siamo le membra, noi tutti abbiamo unità)... la nostra vita in questo esilio non può essere senza prove, e il nostro progresso si compie attraverso la tentazione. Nessuno può riconoscersi finché non è tentato; allo stesso modo che nessuno potrà essere incoronato se non dopo la vittoria, vittoria che non ci sarebbe se non ci fossero la lotta contro un nemico e le tentazioni. È, pertanto, nell'angoscia quest'uomo che grida dai confini della terra; è nell'angoscia ma non è abbandonato. Poiché il Signore ha voluto darci in antecedenza un'idea della sorte che attende il suo corpo [mistico] che siamo noi, nelle vicende di quel suo corpo col quale egli morì, risorse ed ascese al cielo: in modo che le membra possano avere speranza di giungere là dove il capo le ha precedute. Egli ci ha insegnato a riconoscerci in lui, quando volle essere tentato da satana. Leggevamo ora nel Vangelo che il Signore Gesù Cristo fu tentato dal diavolo nel deserto. Cristo fu certamente tentato dal diavolo, ma in Cristo eri tentato tu. Tua infatti era la carne che Cristo aveva presa perché tu avessi da lui la salvezza. Egli aveva preso per sé la morte, che era tua, per donare a te la vita; da te egli aveva preso su di sé le umiliazioni perché tu avessi da lui la gloria. Così, egli prese da te e fece sua la tentazione, affinché per suo dono tu ne riportassi vittoria. Se in lui noi siamo tentati, in lui noi vinciamo il diavolo. Ti preoccupi perché Cristo sia stato tentato, e non consideri che egli ha vinto? In lui fosti tu ad essere tentato, in lui tu riporti vittoria. Riconoscilo! Egli avrebbe potuto tener lontano da sé il diavolo; ma, se non si fosse lasciato tentare, non ti avrebbe insegnato a vincere quando tu sei tentato» (S. Agostino, Esposizioni sui Salmi, 60, nn. 2-3).

Chiediamo, con l’orazione colletta della Messa odierna, che il vivere intensamente questa Quaresima permetta «a noi tuoi fedeli di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e di testimoniarlo con una degna condotta di vita».