Pentecoste
Lo Spirito Santo, come vento
impetuoso e con lingue di fuoco, riempie la casa dove gli apostoli stavano
riuniti. Con questa immagine, la Liturgia della Parola ci introduce alla
Solennità di Pentecoste. E’ il compimento della Pasqua del Signore – cinquanta
giorni dopo, cioè sette settimane dopo – e il Cristo Risorto, dopo essersi
legato a noi e averci strappato dalla morte, effonde in noi il Suo Spirito e,
così, ci apre alla comunione con il Padre. Lo Spirito santo, infatti, è la
presenza d’amore di Dio in noi, presenza che ci rende figli del Padre e
fratelli tra di noi.
E’ dunque la festa del
cristiano e della Chiesa. Non festa di un singolo ma di tutta la comunità dei
figli che Gesù si è acquistati. Rinasce alla vita nuova di Cristo solo chi,
ricevendo lo Spirito, apre la propria vita all’amore e alla comunione. Sono
cristiano non per i miei meriti e per le cose che sono capace di fare per il
Signore, ma perché lo Spirito santo abita in me. E’ il dono che Gesù Risorto ha
fatto alla mia vita, aprendola all’incontro con Dio e con i fratelli. E’ la
presenza d’amore che mi fa camminare nella carne e nel mondo, permettendomi di
fare quotidianamente l’esperienza della vicinanza, della luce e della forza di
un Dio che mi accompagna. E’ lo stesso mistero di amore del Dio trinità, che
scioglie la durezza del mio cuore e mi libera dalla prigione dell’egoismo,
indicandomi la via della comunione, della fraternità e del dono di me stesso,
come via della gioia e compimento della mia umanità.
Questa solennità, dunque,
sottolinea che noi siamo cristiani grazie al dono di Dio che viene ad abitare
in noi. E che siamo cristiani solo “insieme”, se viviamo tra di noi la
comunione d’amore del Padre e del Figlio. La liturgia della Parola sottolinea
questi due movimenti nel racconto degli Atti degli Apostoli: lo Spirito viene,
come dono dall’alto, mentre gli apostoli sono nella casa. Lo Spirito vince le
paure e le chiusure di ciascuno e dà inizio all’avventura della Chiesa, segno
della presenza di Cristo nel mondo fino alla fine dei tempi. Essa, sostenuta e
illuminata dal dono dello Spirito di Cristo, può annunciare il Vangelo, guarire
gli ammalati, liberare i prigionieri e indicare alla storia la sua destinazione
finale.
Le immagini con cui la
Liturgia ci parla dello Spirito, ci aiutano a comprenderne le azioni e gli
effetti. Il vento impetuoso riempie la casa, come per far circolare un’aria
nuova, la novità di Cristo nell’esistenza ancora troppo chiusa degli Apostoli;
e, così, si aprono le porte ed essi escono. La “Chiesa in uscita”, così tanto raccomandataci dal Santo Padre
Francesco, non è un modo di essere Chiesa o un espediente pastorale; è
l’identità stessa della comunità dei credenti, che esiste solo per uscire verso
il mondo e annunciare il Vangelo, diventando segno e strumento della salvezza
con cui Dio vuole raggiungere ogni uomo. Le lingue di fuoco si posano sugli
Apostoli e, riscaldati e infiammati da questo amore di Dio, desiderano
comunicarlo al mondo intero. Non portano un messaggio loro, fondato sulla sapienza
umana ma, invece, annunciano l’amore di Dio, una lingua che tutti possono
ascoltare e comprendere.
Il dono dello Spirito,
dunque, fa nuove tutte le cose: la nostra vita, la Chiesa, il mondo intero. E’
un vento che ci fa respirare in modo nuovo, spazzando via dalla nostra casa,
dai nostri cuori, dalle nostre comunità cristiane, l’aria inquinata; è un fuoco
che, come si prega nella Sequenza, piega ciò che è rigido e scalda ciò che è
gelido, cosicché vinciamo le paure, le chiusure, gli egoismi, e ci apriamo alla
gioia della comunione e della relazione fraterna. In questo modo, lo Spirito
diventa luce per la nostra vita, forza nei momenti difficili, consolazione nel
pianto, coraggio nel vivere la verità, libertà da ogni schiavitù, profezia di
vita nuova e di amore nel mondo. E’ l’esperienza gioiosa del sentire che, nel
cammino della vita, non siamo soli ma Dio è compagno del nostro cammino e ci
dona nei fratelli un sostegno e una fonte di vita e di gioia. Questa è
l’esperienza dell’essere Chiesa: popolo di Dio in cammino e famiglia d’amore,
accompagnata e illuminata dallo Spirito del Risorto, verso l’incontro con Lui. E
Gesù, che promette il dono dello Spirito ai suoi, ci rassicura di questo
accompagnamento di Dio: anche se ancora, in molte cose della vita dovete
portare dei pesi, e molte altre vi sfuggono o risultano incomprensibili, lo
Spirito Santo vi sta guidando alla verità e alla luce. Accogliere lo Spirito è
camminare verso la pienezza e il significato della nostra esistenza.
Lo Spirito Santo anima tutta
la missione evangelizzatrice della Chiesa, rinnova i nostri cuori, ci libera
dalle pesantezze e dalle divisioni, suscita molteplicità di doni e carismi che
edificano la Chiesa e fanno della nostra vita un importante contributo alla
crescita del Regno di Dio. Chi vive nello Spirito, scrive oggi Paolo, vive
nella gioia, nella pace, nella verità, nell’armonia. Abbiamo bisogno di
invocare questo dono sulla nostra esistenza, sulle nostre famiglie, sulla
Chiesa, sul mondo intero e, in particolare, sulle situazioni di sofferenza e di
divisione: venga il vento impetuoso a rinnovare il mondo, scenda su di noi il
fuoco che purifica, trasforma e riscalda.