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Tema : Biblioteca / Liturgia

Biblioteca /Liturgia /
Introduzione alla Liturgia cap. 09
17/03/2001
La riforma liturgica voluta dal Vaticano II ha permesso di superare una visione rubricistica di Liturgia, intesa per lo più come un insieme di cerimonie da applicare con scrupolosa esattezza, per acquisire invece una visione che potremmo chiamare misterica e che consiste nell'intendere la Liturgia come azione divina che viene affidata con grande amore alla diletta Sposa di Cristo, la Chiesa, affinché questa possa offrire a tutti i suoi figli, nel corso del tempo, i misteri salvifici del nostro Redentore.
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Introduzione alla Liturgia cap. 10
17/03/2001
L'opera della salvezza compiuta da Cristo "una volta per sempre", è continuata-attuata "ogni volta" nella Liturgia della Chiesa. Il Signore Risorto, infatti, ha inviato gli Apostoli, ripieni di Spirito Santo, non solo per predicare l'Evangelo a tutti gli uomini (Mc 16,15), ma anche per attuare, per mezzo del sacrificio e dei sacramenti, l'opera della salvezza che annunziavano. Da allora, la Chiesa mai ha tralasciato di riunirsi in assemblea per celebrare il mistero pasquale mediante la lettura di quanto "nella Scrittura lo riguardava" (Lc 24,27), mediante la celebrazione dell'Eucaristia e mediante l'azione di grazie nello Spirito Santo (SC 6).
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Introduzione alla Liturgia cap. 11
17/03/2001
La Costituzione liturgica Sacrosanctum concilium, parlando della natura della liturgia e della sua importanza nella vita della Chiesa, dice che nella liturgia, e soprattutto nel divino sacrificio dell'Eucaristia, "si attua l'opera della nostra Redenzione" (SC 2). La realizzazione di un'opera così grande esige la "presenza" di Cristo nelle azioni liturgiche; infatti ciò che Cristo ha compiuto "una volta per sempre" (ephàpax: Rm 6,10; Eb 7,27; 10, 10.12.14) nella sua vita storica, ora lo attua "ogni volta" (osàkis: 1 Cor 11,26) nella celebrazione dei santi misteri. Pur essendo Egli sempre vivente presso il Padre in una perenne intercessione a nostro favore (Rm 8,34; Eb 7,25), non per questo è meno presente nella sua Chiesa ed in modo speciale nelle azioni liturgiche (SC 7)
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Introduzione alla Liturgia cap. 12
17/03/2001
Il mistero della Trinità è origine del cammino di fede e suo termine ultimo, quando finalmente i nostri occhi contempleranno in eterno il volto di Dio. […] L'Anno Santo, dunque, dovrà essere un unico, ininterrotto canto di lode alla Trinità, Sommo Dio". (Incarnationis Mysterium n. 3; cf Tertio millennio adveniente 55). Di questo "duplice movimento" trinitario della liturgia parla Sacrosanctum concilium quando dice che l'opera grande della nostra redenzione viene a noi dal Padre, per Cristo, nello Spirito, mediante un movimento santificante o discendente; a questo movimento santificante-discendente fa riscontro da parte della Chiesa un movimento glorificante-ascendente, anch'esso trinitario, che nello Spirito, per Cristo, fa ritorno al Padre con ogni onore e gloria (cf SC 5 e 7).
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Introduzione alla Liturgia cap. 13
17/03/2001
Si cercherà qui di approfondire l'espressione di Sacrosanctum concilium 7 la quale, dopo aver detto che Cristo associa sempre a sé la Chiesa, sua Sposa amatissima, nell'opera così grande qual è la Liturgia, afferma: "Giustamente perciò la Liturgia è ritenuta come l'esercizio del sacerdozio di Gesù Cristo" (SC 7).
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Introduzione alla Liturgia cap. 14
17/03/2001
Essendo azione eminentemente "ecclesiale", anche la Liturgia partecipa di quelle che sono le prerogative della Chiesa: "è umana e divina, visibile ma dotata di realtà invisibili, fervente nell'azione ma dedita alla contemplazione, presente nel mondo e, tuttavia, pellegrina; e tutto questo, però, in modo tale che quanto in essa è umano sia ordinato e subordinato al divino, il visibile all'invisibile, l'azione alla contemplazione, il presente alla città futura alla quale tendiamo" (SC 2). Ecco perché nella Liturgia che noi celebriamo qui sulla terra già partecipiamo, pregustandola, alla Liturgia celeste che viene celebrata nella santa Gerusalemme dove il Cristo siede alla destra di Dio quale ministro del santuario e del vero tabernacolo (cf Ap 21,2; Col 3,1; Eb 8,2).
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Introduzione alla Liturgia cap. 15
17/03/2001
Per stabilire la giusta collocazione della Liturgia nella vita della Chiesa, la Costituzione liturgica Sacrosanctum concilium (1963) ricorre ad un linguaggio particolare: in un primo momento segue la via umilitatis affermando che "la liturgia non è l'unica attività della Chiesa" e da sola "non esaurisce tutta l'azione della Chiesa" (SC 9); subito dopo, però, segue la via maiestatis e dice che la liturgia "è il culmine e la fonte della vita della Chiesa" (SC 10); infatti la Liturgia "è azione sacra per eccellenza, e nessun'altra azione della chiesa ne uguaglia l'efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado" (SC 7). Vediamo di approfondire questi due poli attorno ai quali, come attorno ad una ellisse, ruota la vita liturgica della Chiesa.
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Introduzione alla Liturgia cap. 16
17/03/2001
Seguendo le indicazioni di Sacrosanctum concilium ) cercheremo di chiarire il rapporto esistente tra la "preghiera liturgica" e la "preghiera personale" (SC 12) ed i "pii esercizi" (SC 13). Anche in questo caso la Costituzione liturgica uso lo stesso modo di argomentare che aveva seguito poco avanti nel descrivere il rapporto tra Liturgia e le altre attività della Chiesa. Si diceva: la Liturgia non esaurisce tutta l'azione della Chiesa (SC 9), pur essendo il "culmine e la fonte" di tutta la sua attività (SC 10). Così qui: "La vita spirituale non si esaurisce nella partecipazione alla sola Liturgia" (SC 12); suppone quindi che debbano esserci altri spazi di preghiera dedicati alla preghiera personale ed ai pii esercizi; la natura della preghiera liturgica resta tuttavia "di gran lunga superiore": deve restare punto di riferimento e modello paradigmatico di ogni altra espressione orante nella Chiesa.
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Introduzione alla Liturgia cap. 17
17/03/2001
Se la Liturgia è azione sacra per eccellenza (SC 7), se è culmine e fonte della vita della Chiesa (SC 10) a motivo della sua natura "teandrica" in quanto azione di Dio per l'uomo (azione santificante) e azione dell'uomo per Dio (azione glorificante), non può restare un bel pezzo da museo oggetto di ammirazione, ma dovrà necessariamente coinvolgere in maniera vitale tutto il popolo di Dio che da questa fonte sa di poter attingere frutti abbondanti di santificazione. Per ottenere questo risultato si richiede una diretta partecipazione dei fedeli alla Liturgia e, di conseguenza, una appropriata formazione.
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Introduzione alla Liturgia cap. 18
17/03/2001
Quando si abbrevia il detto in lex orandi lex credendi, si intende precisare il rapporto esistente tra fede e Liturgia; e cioè: dal retto modo del pregare ne deriva un retto modo di credere. Il fatto che da sempre nelle varie Chiese si sia pregato in un certo modo e con certi contenuti, questo significa che quei contenuti possono entrare con sicurezza nel deposito della fede della Chiesa. Non è possibile infatti che il medesimo Spirito che assiste la Chiesa in preghiera e il Magistero, parli in due maniere diverse. Il detto lex orandi - lex credendi vuol dire anche che tra Liturgia e fede esiste questo ulteriore rapporto: la Liturgia presuppone, esprime, esplicita, fa vivere, fortifica la fede nei credenti.
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