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La libertà religiosa: Sessione Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali   versione testuale


Sia lodato Gesù Cristo!
 
Cari Confratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
Stimati Professori, gentili convenuti tutti,
 
 
Siamo nella Solennità della Risurrezione del Signore, che, si estende spiritualmente a ciascun giorno di questo tempo dell’Ottava; nella Risurrezione di Cristo tutta la realtà cosmica è riassunta, tutta la storia dell’umanità è ricapitolata ed attratta definitivamente dentro quel Dio che, per amore nostro, si è fatto povera creatura, condividendo tutta la nostra esistenza, portando su di Sé il nostro peccato e annientandolo sulla Croce. Adesso Il Risorto sta dinanzi a noi «pieno di grazia e di verità» (Gv 1,14), mostrandoci i segni del Suo amore.
 
Sono numerosi gli spunti che la Divina Liturgia ci offre quest’oggi, mentre celebrate la XVII Sessione Plenaria di questa Pontificia Accademia. Mi soffermo su due.
 
 
Innanzitutto, la categoria filosofico-giuridica di “libertà religiosa”, che costituisce il tema principale di questa Sessione, oltre ad essere quanto mai attuale, sia alla luce dei moti che attraversano le popolazioni dei continenti africano ed asiatico, sia rispetto all’urgenza, per l’Occidente, di riscoprire la propria identità religiosa e storico-culturale, offre anche, se correttamente intesa, la via per operare a favore - ed in certo senso recuperare - quell’allargamento dei confini della ragione, tanto auspicato dal Magistero pontificio in questi anni.
 
Nella libertà religiosa, che si fonda sulla naturale apertura dell’uomo al dialogo con il Dio personale, si trova sia il fondamento dell’assoluta dignità umana, non di rado celebrata volutamente fino all’esasperazione relativistica, sia il nucleo di quell’autentico rapporto con la realtà, che viene espresso dalle innate domande di significato, di bontà, di bellezza e di compimento ultimo dell’io.