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Omelia - Seminario per i nuovi Vescovi dei Territori di Missione    versione testuale


La nostra presenza qui, carissimi Confratelli, è testimonianza che la profezia di Michea si è avverata.
 
 
Attraverso il nostro Ministero, ricevuto per l’imposizioni delle mani e il dono dello Spirito, davvero la potenza di Dio, Egli stesso, si estende fino ai confini della terra. Quale grande Mistero è posto nelle nostre mani! Quale Mistero sono le nostre persone e siamo, in definitiva, noi a noi stessi.
 
Questo è il metodo di Dio, passare attraverso uomini, spesso inadeguati, per manifestare la Sua potenza nella storia e chiamare a Sé quelli che Egli vuole.
 
La lunga genealogia che abbiamo sentito proclamare nell’odierno brano evangelico, risuona nel nostro cuore come una dolce catena, che ci lega definitivamente a Dio attraverso la storia.
 
Quale grazia poter anche solo parlare di un “Dio della storia”! Quale dono, per tutta l’umanità, la Divina Rivelazione, che, incontrando l’universale bisogno umano di salvezza, non solo vi risponde pienamente, ma lo supera, innalzando l’uomo ad un livello di partecipazione del Divino, che mai egli avrebbe potuto immaginare, né raggiungere.
 
Al di là della valutazione storica dell’elenco che ci fornisce l’Evangelista Matteo, sappiamo che l’intenzione profonda dell’Autore sacro è quella di mostrare la perfetta continuità nella e della storia di salvezza.
 
Matteo, il “più ebreo” fra gli evangelisti, vuole annunciare al mondo che, dentro la storia di Israele e degli uomini, è entrato Dio e che la Sua piena e definitiva manifestazione è Gesù di Nazareth.
 
 
 
Oggi sembra, talvolta, irrispettoso delle diverse culture e tradizioni religiose parlare dell’unicità salvifica universale di Cristo. Ciò è dovuto fondamentalmente ad una confusione tra l’ordine del bene e l’ordine del vero, come insegna San Tommaso d’Aquino.
 
L’unicità salvifica universale di Cristo appartiene all’ordine del vero, ci è stata rivelata dal Signore stesso. Riconoscerla, affermarla ed annunciarla significa essere fedeli alla Rivelazione, responsabili, di fronte a Dio, del dono ricevuto, e, in verità, non implica alcun giudizio morale per le altre tradizioni culturali e religiose.
 
 
S. Em. Mauro Piacenza